Hillary Clinton stravince in West Virginia, prende più del doppio dei voti di Obama e annuncia di essere determinata ad andare fino in fondo: "Resterò in gara finchĆ© ogni elettore avrĆ l’opportunitĆ di far sentire la sua voce". Era una vittoria annunciata e prevedibile e non saranno certo i 28 delegati assegnati dalla Virginia (all’ex First Lady ne andranno più dei due terzi) a modificare i numeri di una sfida che vede Obama ancora saldamente in testa.
Una differenza di voti cosƬ alta (67 per cento per Hillary, 26 per cento ad Obama) in uno Stato di bianchi (gli afroamericani non raggiungono il quattro per cento), povero (ha il terzultimo reddito pro capite degli Usa), dove solo uno studente su sei riesce ad arrivare al college, dove i giovani cercano il futuro arruolandosi nell’esercito e dove due elettori su dieci hanno detto di essere stati influenzati dalla razza, dovrĆ comunque far riflettere Obama e il partito democratico sulle strategie migliori per vincere a novembre contro McCain.
"Sono pronta a battermi per un candidato democratico, per fare eleggere in novembre un candidato democratico all Casa Bianca", ha detto Hillary festeggiando la vittoria nel Civic Center di Charleston, chiarendo subito che ĆØ lei "il candidato più forte per guidare il partito nelle elezioni del novembre 2008 e il presidente più forte per guidare il paese dal gennaio 2009. Dicono che la Casa Bianca si conquista negli ‘swing states’ (gli Stati in bilico tra i due partiti, ndr) e io vinco in tutti questi Stati. Dopo questa straordinaria vittoria in West Virginia ĆØ chiaro che tutti gli esperti che sostenevano che la corsa era finita hanno sbagliato. Gli elettori hanno parlato forte e chiaro, vogliono che la sfida vada avanti".
La vera novitĆ nel suo discorso ĆØ stata quella sui delegati di Florida e Michigan, i due Stati ‘ribellƬ (dove Hillary ha vinto) esclusi dal conteggio dei delegati . "Il senatore Obama ed io siamo d’accordo che anche loro debbano andare alla Convention, questo vuol dire che per ottenere la ‘nomination’ adesso servono 2209 delegati". Alzando la quota – con le regole attuali ne servono 2025 – Hillary tende a rinviare ulteriormente il fatidico giorno in cui Obama annuncerĆ di avere la maggioranza e lei sarĆ costretta di fatto a ritirarsi.
Questa vittoria può veramente riaprire i giochi? Hillary, almeno pubblicamente, ne ĆØ convinta, come convinti sono gli uomini del suo staff. Il suo portavoce Howard Wolfson ha attaccato Obama in modo sarcastico: "Io penso che i democratici d’America oggi dovrebbero chiedersi: perchĆ© il senatore Barack Obama con tutti i suoi soldi, con l’appoggio della grande stampa, con un elettorato a cui ĆØ stato detto che lui ha giĆ vinto la nomination, perchĆ© con tutto questo ha perso cosƬ nettamente in West Virginia?". Domanda legittima, ma che non tiene conto dei numeri (tutti dalla parte di Obama), della necessitĆ che il partito dell’asinello abbia il prima possibile un candidato da opporre al repubblicano John McCain di giugno e anche degli ultimi sondaggi generali: che dicono (Gallup) che tra gli elettori democratici Obama ha un vantaggio di sei punti (50 a 44) su Hillary e che se si votasse oggi (Washington Post/Abc) batterebbe McCain di sette punti (51 a 44). Il candidato repubblicano perderebbe anche con Hillary ma con un margine minore (49 a 46). I sondaggi hanno ovviamente un valore relativo (Obama e Clinton sono al centro dell’attenzione e McCain no) ma indicano in ogni caso una tendenza e quello del Washington Post/Abc azzera una della carte di Hillary: che contro McCain lei ĆØ più forte di Obama.
Il senatore dell’Illinois la West Virginia l’aveva giĆ data per persa e mentre Hillary festeggiava era giĆ in giro a preparare la sfida contro il candidato repubblicano. In Missouri, uno dei possibili ‘swing states’ ha evitato accuratamente di nominarla, come se lei non fosse più un avversario ancora in corsa. Obama attende le primarie di martedƬ prossimo in Kentucky e Oregon, poi vorrebbe dichiarare chiusa la partita, nella convinzione che i 240 superdelegati che ancora non si sono schierati si decidano a farlo e che in maggioranza scelgano di schierarsi con lui. Hillary a quel punto dovrebbe trattare seriamente la resa, ottenendo in cambio aiuto per i suoi debiti e la promessa di un posto di rilievo, governatore o sindaco di New York, capogruppo al Senato. Dopo la vittoria schiacciante di ieri l’ex First Lady sembra però orientata ad andare avanti fino alle ultime tre primarie (Portorico, South Dakota e Montana) dei primi di giugno. Solo allora tirerĆ le somme.
