Honduras/ Golpe militare, il presidente, alleato di Chavez, Manuel Zelaya in esilio forzato in Costa Rica

All’alba di domenica 28 giugno, reparti militari hanno fatto irruzione nell’abitazione del presidente dell’Honduras, Manuel Zelaya. Un conflitto a fuoco con le guardie presidenziali si è concluso brevemente e Zelaya è stato tradotto dai soldati golpisti in un aereo militare e trasportato in Costa Rica.

I putsch sono stati per lunghi anni una costante della politica dell’America Latina ma questa stagione sembrava essersi conclusa con la  fine delle guerra fredda. Il colpo di stato in Honduras ha seguito settimane di crescente tensione che hanno contrapposto da una parte il presidente Zelaya e i suoi sostenitori, dall’altra militari, parlamento e Corte Costituzionale.  Oggi si sarebbe dovuto tenere un referendum costituzionale che avrebbe permesso, in caso di vittoria del sì, al presidente dell’Honduras di conseguire un secondo mandato. La riforma voluta dal presidente destituito mirava alla promozione di politiche sociali e di ridistribuzione in un paese, come l’Honduras, a lungo vittima della politica predatrice delle multinazionali e del liberismo aggressivo americano, e dove il 30% del territorio nazionale è alienato a imprese straniere, soprattutto in terreni vitali, come le risorse idriche.

I militari e la corte costituzionale hanno interpretato il referendum come un tentativo di aggirare la costituzione. A seguito del golpe, Roberto Micheletti, ex alleato di Zelaya, è stato dichiarato dal parlamento nuovo presidente dell’Honduras. «Quello che è stato fatto qui è un atto democratico» – ha dichiarato alla camera.

Il colpo di stato in Honduras apre nuovi scenari nel continente americano. Il presidente venezuelano Chavez, alleato di Zelaya, ha immediatamente messo in stato d’allerta l’esercito e ha dichiarato che considerà “atto di guerra” ogni decisione presa dal governo dell’Honduras contro diplomatici venezuelani.

Da Washington, il presidente Obama si è dichiarato “molto preoccupato” per la situazione mentre fonti ufficiali hanno affermato che gli Stati Uniti non riconosceranno nessun leader posto in carica illegalmente.  La situazione in Honduras solleva importanti questioni  sul ruolo degli Stati Uniti nella regione. La crisi potrebbe essere sfruttata dal leader populista Chavez per cavalcare il sentimento antiamericano mentre Obama deve ancora convincere i popoli dell’America Latina che la politica statunitense sia effettivamente ad una svolta. Ancora nel 2002, l’amministrazione Bush aveva condannato solo tepidamente un tentato colpo militare in Venezuela.

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