Il presidente di Telefono Azzurro, Ernesto Caffo, lancia una sorta di appello agli adulti: "Dobbiamo considerare che questa generazione di bambini non percepisce la maggior parte dei cambiamenti come novità, avendo imparato a conviverci fin dalla nascita: parliamo di bambini abituati a viaggiare, ad andare sulla Rete, a comunicare in modo nuovo, a incontrare anche a scuola persone provenienti da altri Paesi. Sono invece gli adulti ad essere spesso inadeguati al cambiamento e impreparati di fronte alle mutazioni in atto. I bambini invece avrebbero bisogno di adulti mediatori, soprattutto a fronte di ciò che non possono comprendere fino in fondo e soprattutto a fronte delle emergenze che possono destabilizzare o mettere in pericolo la loro infanzia". Lasciare i bambini soli davanti al computer a cercare le risposte ai loro problemi non è una buona idea, ribadisce il presidente dell’Eurispes Gian Maria Fara: "Le caratteristiche della Rete sono contradditorie. Se da un lato è lo spazio dello scambio, della conoscenza, dell’incontro, dall’altro rischia di essere un luogo di solitudine, di persone che sole stanno davanti al proprio pc o al display del telefonino. La si potrebbe definire una forma di ‘socializzazione solitaria’".
Povertà: bambini a rischio anche nel ceto medio. Le ultime indagini sulla povertà in Italia dimostrano che sono maggiormente in difficoltà le famiglie con figli. E quindi i bambini poveri, o a rischio di povertà, non sono solo quelli che vivono in casi conclamati di bisogno, ma anche quelli del ceto medio. Secondo l’Eurispes l’"Italia è tra i Paesi Ue in cui è più alta la percentuale di bambini che vivono in condizioni di precarietà (25%)". Però ai casi più gravi si affiancano le situazioni sempre più diffuse di bambini del ceto medio che non possono permettersi più quello che negli ultimi anni era ritenuto normale: attività sportive, dieta ricca e variegata, gite scolastiche, o la playstation.
Emergenza bullismo: ne è vittima un bimbo su quattro. Oltre un quarto dei bambini, secondo il rapporto, afferma di essere stato ripetutamente vittima di brutti scherzi (27,8%), provocazioni e prese in giro (26,6%) e offese immotivate (25,6%). Il 17,6% è stato invece continuamente escluso e isolato dal gruppo. Nel 13,5% dei casi i bambini riferiscono di aver subito furti di oggetti o cibo (13,5%), percosse (11,5%), minacce (11,1%), ma anche furti di denaro (4,7%). Sono soprattutto i maschi ad aver subito ripetutamente minacce (15,4% contro il 7% delle bambine) e percosse (14,8% contro 8,2%), provocazioni e/o prese in giro (29,5% contro 23,8%). Le bambine invece si trovano con più frequenza a dover subire l’esclusione e l’isolamento dal gruppo (20,2% contro il 14,9%). Il bullo è tra i coetanei.
Le paure più diffuse: rapimenti e violenze sessuali. La prima paura dei bambini italiani (22,6%) è quella di essere rapito. Il 16,3% teme di essere avvicinato da sconosciuti e il 16,2% di essere coinvolto in attentati terroristici, il 13,9% di perdersi, il 13,5% di assistere a scene violente, il 12,6% di rimanere solo in casa e di essere picchiato da coetanei. Per quanto riguarda gli adolescenti, la paura più frequente è quella di essere vittima di violenze sessuali (17%), seguita dal timore di essere importunati da sconosciuti (11%) e di essere rapiti (9,7%).
Quasi uno su due usa videogiochi violenti. Il 47,6% dei maschi intervistati confessa di aver giocato con videogiochi inadatti. Sono i maschi soprattuttto ad affermare di avere trascorso il proprio tempo con videogiochi non adatti alla loro età (64,2% dei maschi contro il 31,6% delle femmine). Oltre il 50% dei bimbi che ‘trasgredisce’ vive al Centro (53,6%) e nelle Isole (52,1%).
Allarme molestie, anche in Rete. L’11,5% degli adolescenti è stato molestato o ha dichiarato di aver ricevuto proposte oscene da un coetaneo; nel 7,7% dei casi l’autore delle molestie era un adulto conosciuto in Rete. L’8% degli adolescenti ha incontrato in chat un adulto che si dichiarava suo coetaneo.
Alcol: alcuni cominciano a 11 anni. Benché in Italia sia vietato vendere alcolici a chi ha meno di 16 anni, oggi i ragazzi iniziano sempre più spesso a bere alcolici già a 11 anni, contro una media europea che si attesta intorno ai 13 anni. Il vero e proprio ‘sballo’ comincia pochi anni dopo, comunque prima dei 16 anni. Secondo le statistiche dell’ISS (Istituto Superiore di Sanità) citate dal rapporto sono 770.000 i giovani sotto i 16 anni che consumano alcol. Il 75% beve il sabato sera: il 35,7% da 1 a 2 bicchieri, il 27,8% da 3 a 5 bicchieri, il 19% dai 6 bicchieri in su. Il sabato beve l’83% dei ragazzi dai 16 ai 18 anni, il 67% di quelli dai 13 ai 15, il 66,7% di quelli dai 19 ai 24. Il 20% si ubriaca durante il fine settimana. E c’è anche la cocaina: significativo l’aumento, rispetto all’anno precedente, di consumatori di oppiacei (+40%) e di cannabinoidi (+21%). I ragazzi dai 14 ai 15 anni consumano nel 77% dei casi cannabinoidi, nel 9% cocaina, nell’8% oppiacei. Simile la situazione dei minori di 16-17 anni: l’81% consuma cannabinoidi, l’8% cocaina, l’8% oppiacei.
Un telefonino per tutti. La maggioranza dei bambini italiani riceve il primo telefonino tra gli 8 e i 9 anni (34,9%), mentre il 23,3% lo riceve tra i 10 e gli 11 anni. Precoce il 17,6% dei piccoli, che ha ricevuto il telefonino in un’età compresa tra i 6 e i 7 anni, mentre ‘solo’ il 10,1% dei bambini ha avuto il cellulare prima dei 6 anni. E così il 57,5% degli italiani in erba ne possiede uno personale, contro il 36,6% che non ne dispone ancora ma che, con tutta probabilità, desidererebbe averlo.