I cambiamenti climatici mettono in crisi rondini e usignoli. Resisteranno i ratti, i colombi e gli scarafaggi

Presto bisognerà dire addio al bel canto degli usignoli, ai raduni delle rondini, al volteggiare nel buio dei pipistrelli. E anche al canto dei grilli e delle cicale.  La crisi ecologica sta segnando la fine delle specie dei cosiddetti “specialisti”. Animali straordi­nariamente specializzati con difficoltà di adattamento.

Il declino delle rondini è cominciato ormai da molto tempo a causa degli insetticidi, oltre che dei cambiamenti climatici. È la biologia, in parole povere, che non tiene il passo, sempre più rapido della nostra, spesso sconsiderata, evolu­zione culturale. Chi resisterà? Le specie adattate a vivere in ambienti instabili e pertanto scarsamente prevedibili. Gli animali colonizzatori, furbi e opportunisti, quali i topi e i ratti, i colombi, gli scara­faggi e perfino i cinghiali.

Scrive Danilo Mainardi: «Ebbene, queste specie, generalmen­te, occupano gli spazi lasciati liberi dagli specialisti sconfitti banalizzando così i differenti ambienti, un tempo ricchi dei cosiddetti ‘endemismi’. Forme cioè che si trovavano, rendendoli l’uno dall’altro unici, ciascuna in un ambiente particola­re. Adatte ad esso e ad esso soltanto».

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