I REFERENDUM E LE SCELTE DIFFICILI: VERA DEMOCRAZIA?

La Repubblica pubblica un commento di Andrea Bonanni su no dell’Irlanda al Trattato di Lisbona intitolato ”Le contraddizioni della democrazia”. Lo riportiamo di seguito:

”Ci saranno molte riflessioni da fare dopo questo venerdì 13 in formato europeo che vede la bocciatura del Trattato di Lisbona da parte degli elettori irlandesi. I no, tutti insieme, arrivano al massimo allo 0,25 per cento della popolazione dell’Ue. Ma hanno il potere di bloccare una decisione presa da 27 governi liberamente eletti e già ratificata da 18 parlamenti in rappresentanza di centinaia di milioni di cittadini.

Ci saranno enormi problemi pratici e politici da risolvere per le istituzioni, che già si preparavano alla riforma il primo gennaio prossimo. Bisognerà decidere se per l’Europa sia meglio fare a meno del nuovo Trattato o fare a meno dell’Irlanda. Ci saranno opportune e tardive riflessioni su quanto possa essere accettabile e comprensibile ai cittadini questa Ue che non è né carne né pesce: che è diventata molto più di una zona di libero scambio, ma che non riesce a fare il passo per trasformarsi in una struttura federale democraticamente <accountable> verso gli elettori.

Io però in questa sede di discussione e di confronto più libera vorrei porre il problema del referendum. Ma siamo davvero sicuri che questa massima espressione della democrazia diretta sia il modo migliore per gestire scelte difficili in società complesse come sono quelle attuali? L’Europa ha già collezionato una lunga serie di <no> (Irlanda due volte, Danimarca, Svezia, Francia, Olanda) su temi diversi e con motivazioni diversissime, spesso contrapposte. E anche in Italia, a partire dal referendum sul nucleare per arrivare a quello sulla fecondazione assistita, il risultato delle consultazioni popolari su scelte particolarmente complesse non si è sempre dimostrato di grande lungimiranza. Uno dice: questa è la democrazia, adeguiamoci. Va bene. Ma che democrazia è quella in cui la gente si pronuncia su temi che non conosce facendo scelte di cui non può prevedere gli effetti? Anche su questo, forse, occorrerebbe riflettere”.

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