Pier Ferdinando Casini, leader dell’Udc, bolognese di nascita e d’accento, non ha peli sulla lingua: il ceto politico del Mezzogiorno ha fallito, dice Casini senza mezzi termini “e merita una condanna senza appello”.
La condanna senza appello è pronunciata nel corso di in un’intervista a Il Mattino di Napoli.
Casini estende il suo giudizio negastivo anche all’ipotesi di partito del Sud, “invocato proprio da coloro che sono responsabili del grande spreco di risorse”. Per il leader dell’Udc “non si possono chiudere gli occhi davanti a realtà come la Campania o la Calabria dove lo Stato è stato costretto a svolgere un ruolo di supplenza”.
Casini si dice “sinceramente convinto che Berlusconi abbia intenzioni buone per il Sud. Ma è la Lega a dettare i ritmi e l’agenda del governo, influenzando non solo la maggioranza ma anche l’opposizione”. Emblematico per Casini è il caso del federalismo sul quale, ricorda, soltanto l’Udc ha votato contro, avendo l’Italia dei Valori scelto il voto a favore e il Pd “si è timidamente astenuto”.
“In linea teorica” Casini ritiene possibile dialogare sulle gabbie salariali, senza però dimenticare il divario in termini di servizi sociali collettivi a favore del Nord. Per la Banca del Sud, infine, Casini non crede che sia sufficiente appoggiarla sul credito cooperativo del quale è pure un grande assertore.
“Il piano Marshall per il Sud va bene – aggiunge infine – così come l’elenco delle priorità, ma ora bisogna passare dalle parole ai fatti”.
Bisogna puntare sulla fiscalità di vantaggio, con meno tasse per chi investe o assume nel Mezzogiorno. E un grande piano per i porti turistici, vista “la rete indecente di porti da Napoli in giù”.