Il caso del “Madoff libanese” investe Hezbollah. Il partito sequestra l’imprenditore

Il movimento sciita di Hezbollah si è fatto un nome nel Libano e nei paesi arabi per la sua integra condotta e per la sua purezza religiosa. Che il più grande scandalo finanziario degli ultimi anni nel paese dei Cedri abbia coinvolto la classe dirigente del “Partito di Dio” ha sorpreso commentatori, spettatori e soprattutto le vittima della truffa.

All’indomani della rivelazione della truffa Salah Ezzedine è stato battezzato dai giornali locali il “Madoff libanese”. L’imprenditore era famoso in Libano, oltre che per l’attività di businessman, per i suoi legami con Hezbollah. Solo pochi giorni fa lo si ricordava per il suo aiuto nella ricostruzione delle devastazioni portate dalla guerra di Israele e per l’attività di due sue case editrici dedite a celebrare le azioni dei guerriglieri libanesi.

I legami di Ezzedine con Hezbollah sono stati l’innesco di una colossale truffa, forse pari a un miliardo di dollari A differenza del caso Madoff, il caso Ezzedine si inserisce in una società tradizionale. Gli investitori che hanno affidato denaro all’imprenditore lo hanno fatto in nome della fiducia generata dalla comune appartenenza politica e religiosa. In diversi casi, decine di contadini e piccoli artigiani o commercianti dei villaggi del Libano del sud si sono associati per mettere insieme la somma minima necessaria, 100mila dollari, ad aprire un conto di investimento con Ezzedine.

Si sa per certo che il businessman prometteva guadagni facili, fino all’40% della somma consegnata. La testimonianza di un investitore raccolta dal New York Times racconta come questi abbia fornito all’imprenditore una borsa piena di denaro contante. In cambio, Ezzedine avrebbe staccato un assegno con la medesima cifra. In nessun caso, si è parlato di contratti o di carte di lavoro.

Qualche settimana fa, un assegno firmato da Ezzedine ad una personalità di Hezbollah è tornato indietro. La piramide speculativa è allora cominciata a crollare e ci è voluto poco per capire che il denaro affidato ad Ezzedine era svanito nel nulla.

Le modalità della truffa ordita da Ezzedine non sono state ancora chiarite, anche a causa del riserbo dimostrato in questa vicenda dall’apparato poltico-militare di Hezbollah. Allo stato attuale appare probabile che l’imprenditore libanese abbia coperto con gli investimenti raccolti le ingenti perdite causate da una speculazione nel greggio.

Il fatto che i principali dirigenti di Hezbollah, tra cui il capo Hassan Nasrallah, avessero investito nei “fondi” di Ezzedine ha dato alla vicenda connotati poco ufficiali. Quando la nomenclatura del partito sciita è venuta a conoscenza della truffa, l’imprenditore è stato sequestrato da una banda di miliziani per una settimana in un luogo sicuro. Sotto pressione, Ezzedine sarebbe stato costretto a collaborare ed a ideare un modo per recuperare il denaro. In questo modo tutti i principali dirigenti di Hezbollah sarebbero riusciti a salvare una parte del loro tesoro.

Intanto, a Beirut e nei giornali libanesi gossip e rumori circolano incontrollati. Persino la stampa vicina agli irriducibili di Hezbollah ha lasciato trapelare qualche critica. Il partito di Dio rischia di uscire infangato dalla vicenda “Abu Madoff”.

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fmontorsi