Un appuntamento conviviale durante il quale si è parlato di politica internazionale e dei possibili effetti della crisi economica americana, ma anche di come affrontare i mali, per esempio, l’inquinamento, che affliggono le grandi città. È noto che Bloomberg ritiene la «pollution charge» adottata dalla Moratti per limitare l’accesso delle auto nel centro cittadino una misura che potrebbe essere replicata a New York.
In ogni caso, scelti i ministri con portafoglio e quelli senza (dodici i primi e nove i secondi) che hanno già giurato nelle mani del capo dello stato giovedì pomeriggio, oggi sarà la giornata decisiva per la messa a punto definitiva della squadra di governo. Benché l’ultima decisione spetti a lui — Berlusconi pare intenzionato a marcare con un profilo decisionista la propria premiership e quindi a cercare di respingere le pressioni — continuano a circolare indiscrezioni sui papabili. E a queste voci si aggiungono notizie su tensioni tra gli alleati.
Sembra che Roberto Maroni non gradisca essere affiancato al Viminale da un vice come Alfredo Mantovano e per la stessa ragione Altero Matteoli non vorrebbe Roberto Castelli alle Infrastrutture. Ufficialmente però nessuno è disposto a dare una conferma. L’orientamento del Cavaliere pare sia di nominare subito i viceministri e una trentina di sottosegretari. Tra i primi Roberto Castelli e Giovanni Pistorio (entrambi alle Infrastrutture), Paolo Romani (Telecomunicazioni), Giuseppe Vegas (Economia), Adolfo Urso (Commercio estero), Guido Crosetto (Difesa), Pasquale Viespoli (Welfare).
Se questo schema verrà confermato il numero dei sottosegretari sarà di 30, dato che Gianni Letta è stato già insediato come sottosegretario alla presidenza del Consiglio. Accanto a lui dovrebbero senza dubbio sedere Paolo Bonaiuti, Carlo Giovanardi e Gianfranco Miccichè.Si parla poi di Francesco Giro (Beni culturali), Guido Viceconte (Attività produttive), Ferruccio Fazio (Salute), Giuseppe Cossiga (Difesa), Stefania Craxi (Esteri), Angelo Maria Cicolani (Trasporti), Guido Possa (Attività produttive), Daniele Molgora (Economia). Di altri si vocifera che entreranno senza però che sia certo il dicastero: Fabio Rampelli, Stefano Stefani, Ugo Martinat, Michelino Davico, Roberto Menia.
L’idea di mettere in campo subito tutta la squadra nasce dall’esigenza di avere un governo pienamente efficiente, cosa che non verrebbe garantita se non fossero istituite tutte le figure previste. Ciò non toglie che se in futuro si rendessero necessarie delle integrazioni Berlusconi potrebbe fare degli innesti con personalità provenienti dalla società, già in autunno. Al momento, però, il limite è di 60 componenti (premier, ministri con e senza portafoglio, vice e sottosegretari).