L’approvazione del federalismo fiscale in se è un fatto neutro: non è né un bene né un male. Può diventare un elemento positivo se la riforma verrà attuata correttamente e se ad essa seguiranno tutti gli altri provvedimenti necessari a completare il sistema. Se la si fa all’italiana, in modo approssimativo e solo demagogico, anzi peggio, seguendo pedissequamente le direttive del Capo, sarà un disastro.
Approvare il Federalismo fiscale ripropone la necessità di una nuova legge elettorale, qualunque sia l’esito del referendum, e ciò prima di qualsiasi altra riforma istituzionale. L’esigenza di aprire una discussione per arrivare ad una nuova legge elettorale è spiegata nella premessa dell’Odg dove si afferma che “in una democrazia parlamentare il quadro delle riforme costituzionali, l’ordinamento dello Stato e il sistema delle autonomie, le leggi elettorali e i regolamenti parlamentari esigono un elevato livello di coerenza reciproca e di completezza complessiva”.
I politici troppo spesso dimenticano, in Italia, che il controllo del sistema fiscale da parte dei cittadini è il presupposto fondamentale della democrazia. Cosa era la Magna Charta se non una legge che, quasi mille anni fa, collegava imposizione fiscale e rappresentanza politica.
Ma l’attuale legge elettorale ha eliminato i collegi e non permette al cittadino di scegliere i propri rappresentanti in Parlamento. La destra per anni ha tuonato contro la partitocrazia e il controllo dei candidati da parte dei “comunisti”. Alla fine però ha messo a punto un meccanismo di controllo dei candidati di vera e propria matrice comunista
Ciò indebolisce e leva autorevolezza al Parlamento e sottrae rappresentatività ai territori. Livelli elevati di autonomia come quelli che è possibile raggiungere col federalismo fiscale hanno bisogno di un Parlamento forte e realmente rappresentativo. Il che non è con l’attuale legge elettorale.
La nuova normativa sul federalismo fiscale potrà dirsi completata solo dopo l’approvazione da parte del Parlamento di ulteriori riforme. Per questo l’Ordine del giorno del Pd, accolto dal Governo e dal relatore di maggioranza, impegna il governo stesso e la sua maggioranza su varie rilevantissime questioni.