“Il Giornale” contro De Benedetti. L’Ingegnere è definito un “politico pericoloso” che usa il suo impero di carta come macchina da guerra contro gli avversari

Carlo De Benedetti

«Il Giornale» prosegue la sua campagna contro Repubblica e il gruppo Espresso e lancia un altro attacco diretto a Carlo De Benedetti, definendolo un «politico pericoloso».

L’ingegnere torinese è molto noto sullo scenario italiano perché è stato, anche se per poco, amministratore delegato di Fiat, presidente di Olivetti, perché si è dedicato alla commercializzazione dei telefoni creando Omnitel e soprattutto perché è l’editore di Repubblica.

Fin qui nulla di strano. Ma il giornalista ed ex deputato Pdl Paolo Guzzanti (ora appartenente al gruppo misto) che a Repubblica ha lavorato a lungo,  accusa il re dell’editoria di usare il «possesso della carta stampata non per ricavarne profitto come editore di mestiere, ma per mantenere a disposizione armi cariche da usare quando le circostanze lo consigliano».

Guzzanti prosegue scrivendo che Repubblica «è sempre stato, oltre che un quotidiano di notizie, uno strumento di intervento politico: un meccanismo micidiale, una macchina da guerra per fare campagne, lontanissimo dall’idea e dal mito anglosassone della informazione indipendente, completa, imparziale». Le campagne cui si riferisce il quotidiano di proprietà di Paolo Berlusconi, fratello del premier, sono le rivelazioni sul caso D’Addario. Il giornalista ammette di non pensare che De Benedetti stia guidando un complotto contro il premier, ma che stia approfittando delle sue debolezze «in modo micidiale, azionando tutti i moltiplicatori possibili e immaginabili».

Ma torniamo a Carlo De Benedetti. Ha un ruolo in politica e ha un ruolo nella conduzione dei suoi giornali? Guzzanti risponde di sì a entrambe le domande. «Si è pubblicamente schierato con la sinistra erede del vecchio Pci ed è lo stratega di un impero di giornali da campagna. Quindi è un politico che fa politica attraverso strumenti che non sono propriamente politici: i giornali».  Per tutti questi motivi De Benedetti viene definitivo «un duellante» con in mente un disegno «eversivo».

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