Prima giura Silvio Berlusconi. Poi, uno dopo l’altro, tocca agli altri ministri: iniziano quelli senza portafoglio, a cominciare da Elio Vito (Rapporti con il Parlamento) e Umberto Bossi (Riforme), e successivamente sfilano quelli con portafoglio, da Franco Frattini (Esteri) a Giulio Tremonti (Economia). Per tutti, la stessa formula di rito: «Giuro di essere fedele alla Repubblica, di osservarne lealmente la Costituzione e le leggi e di esercitare le mie funzioni nell’interesse esclusivo della nazione». Si è svolta nel Salone delle Feste del Quirinale la cerimonia di giuramento del nuovo esecutivo, la cui formazione era stata annunciata mercoledì dallo stesso Berlusconi. Davanti al presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, passano, oltre al presidente del Consiglio, i 21 ministri della squadra di governo. Una cerimonia piuttosto rapida, al termine della quale l’esecutivo – il quarto di Silvio Berlusconi – entra nel pieno delle sue funzioni.
Comprensibili momenti di emozione, davanti al Capo dello Stato. Ma c’è anche il tempo per qualche sorriso. Come quando Ignazio La Russa (neo-ministro della Difesa) tende la mano a quella del premier, ma questi, a sorpresa, sorridendo, non tende la sua. La solleva, anzi, all’altezza del mento: «Il pizzetto», sembra dire. Mossa inaspettata, tanto che La Russa è talmente confuso da dimenticarsi per un momento di firmare l’accettazione del ministero. «L’ho spuntato il più possibile», spiega poi, piegato sul foglio.
Tutti, comunque, leggono senza errori la formula del giuramento. Tutti tranne uno: Claudio Scajola, già ministro degli Interni ed oggi alle Attività produttive, sbaglia infatti l’ultima parola. Al posto di recitare «nell’interesse esclusivo della Nazione», Scajola legge «dell’Italia». Molto emozionato anche l’ex commissario europeo Franco Frattini e il portavoce di An Andrea Ronchi. Quando il presidente della Repubblica lo chiama per il giuramento, non tutto fila liscio. In particolare Frattini, titolare della Farnesina, nel momento di leggere la formula di rito, incespica per due volte. Fuori programma, invece, per l’esponente di An Andrea Ronchi, che alzandosi verso il Capo dello Stato si fa prima il segno della croce. Renato Brunetta, neo-ministro dell’Innovazione, si rivolge invece al presidente della Repubblica per fargli i suoi personali complimenti: «Ha proprio un bravo figlio, suo figlio è proprio bravo».
Occhi, e obiettivi, puntati anche sulle quattro donne del governo. Impeccabili, ed eleganti, davanti al Napolitano: da Stefania Prestigiacomo (Ambiente) alle giovanissime Mara Carfagna (Pari opportunità ) e Giorgia Meloni (Politiche giovanili), fino a Maria Stella Gelmini (Istruzione). I più attenti notano che sotto il sobrio ed elegante completo grigio-Armani, la Carfagna "osa" dei sandali a dita scoperte senza calze. Come lei, anche la 31enne Meloni sceglie il grigio, il suo tailleur ha però dei riflessi più brillanti. La Gelmini, per l’occasione, sfoggia leggeri colpi di sole, capelli sciolti che non arrivano alle spalle. La Prestigiacomo, anche lei con i capelli sciolti, indossa un completo pantalone di un punto di viola indefinibile, che si avvicina molto al "prugna".
Tra i ministri più fotografati c’è Umberto Bossi. Il leader del Carroccio non nasconde la sua gioia, stringe mani, sorride, viene abbracciato. E, tanto per sottolineare il suo ruolo, presta una sorta di doppio giuramento: recita la formula, stringe la mano al presidente della Repubblica e al presidente del Consiglio, traffica ancora con i fogli, rigira la penna e stringe (è l’unico a farlo) per una seconda volta la mano sia al Capo dello Stato che al neopremier.
Dopo il giuramento, Berlusconi e i ministri si mettono in posa nel Salone delle Feste per la tradizionale foto di gruppo insieme a Napolitano. È lo scatto che immortala la nascita del Berlusconi IV. Poi Berlusconi si dirige a Palazzo Chigi, tra gli applausi dela folla assiepata a Piazza Colonna, e accolto, nel cortile interno, dai picchetti d’onore di tutte le armi. Il Cavaliere, dopo aver passato in rassegna i picchetti, sale nello studio del presidente del Consiglio per il consueto passaggio delle consegne con Romano Prodi: passaggio che si formalizzacon la consegna della campanella con cui il premier apre e chiude le riunioni del Consiglio dei ministri.
