ASTENSIONE – Altissima l’astensione: alle urne si è recato il 52,98% degli aventi diritto. Praticamente solo un elettore su due. Nelle precedenti elezioni regionali, quelle del 2005, aveva votato il 68,58%. Allora presidente risultò eletto l’europarlamentare Ottaviano Del Turco che ebbe di gran lunga la meglio su Giovanni Pace (An), presidente uscente. Ma la bufera sulle presunte tangenti nella sanità ha travolto poi la giunta regionale, portando alle nuove elezioni e alla vittoria del centrodestra.
I CONTENDENTI – «In Abruzzo – sostiene Chiodi, commentando il successo – c’è bisogno di una rinascita ed io lavorerò perché questo avvenga. Certamente nulla sarà come in passato. Quello stereotipato del passato, e non solo quello recente, non potrà più esistere. La politica deve essere capace di dirigere la complessità dei fenomeni. La politica non può chiedere la quaresima ai cittadini – ha concluso – e la Pasqua per se stessa». Il suo rivale, Costantini, sottolinea soprattutto «il recupero enorme che la colazione di centro-sinistra ha ottenuto rispetto allo scarto di partenza e il grande successo riscosso dall’Italia dei Valori, un partito che ha moltiplicato per sei il risultato delle passate elezioni».
BERLUSCONI ESULTA – Per il premier, Silvio Berlusconi, il risultato «è la conseguenza di chi ha regalato le chiavi del partito nelle mani di Di Pietro. Le urne hanno dimostrato che il Partito democratico è ridotto ai minimi termini, guidato ormai dall’Italia dei Valori, mentre la vittoria che si sta prefigurando rappresenta l’affermazione del buon governo».
VELTRONI: MALESSERE – Il centrosinistra, invece, fa i conti con la sconfitta. Per Walter Veltroni, «il dato dell’astensionismo è impressionante. In Abruzzo ha votato il 30% in meno – afferma il segretario del Pd – vuol dire che c’è malessere, stanchezza e critica anche nei nostri confronti. Dobbiamo fare di più sulla questione etica – aggiunge. – Dobbiamo essere sereni con noi stessi e poi con gli altri. Ma Berlusconi non si può permettere di parlare, il 10% dei suoi parlamentari ha problemi di questo tipo». L’astensionismo, secondo Massimo D’Alema «evidentemente riflette anche la specifica vicenda abruzzese, che ha determinato un distacco tra i cittadini e le istituzioni».
DI PIETRO PUNGOLA VELTRONI – Da parte sua anche il leader dell’Italia dei Valori, Antonio Di Pietro, ritiene che «il primo partito» in Abruzzo sia «quello dell’astensionismo: la metà degli abruzzesi non è andata a votare». L’ex pm ne approfitta però per pungere Veltroni. «Noi dell’Italia dei Valori abbiamo rilanciato la questione morale senza la quale i cittadini vedono che nulla cambia: in Abruzzo abbiamo quintuplicato il nostro risultato», spiega Di Pietro. «I partiti che non sono né carne né pesce – chiosa – che fanno riunioni, che dicono "ma anche" e che non si decidono, vengono puniti».
DIBATTITO NEL PD – E nel Pd si riflette proprio sui risultati dell’alleanza con l’Idv. Per Giuseppe Fioroni, «l’unico rammarico è che se ci fosse stato l’accordo con l’Udc avremmo vinto». Una questione su cui si sofferma anche Marco Follini, secondo il quale il voto abruzzese «contiene due moniti. Il primo è l’impressionante trionfo delle astensioni. Il secondo è il costo politico dell’alleanza con Di Pietro. Sono due moniti sui quali come Pd dovremo riflettere molto attentamente». «Durante la prossima direzione nazionale bisogna dare inizio a una riflessione collettiva. A me non preoccupa la crescita di Di Pietro, preoccupa il calo del Pd. Ragioniamo sul fatto che Di Pietro stia erodendo elettorato più a noi che ai nostri avversari» ha poi affermato Nicola Latorre. Duro Arturo Parisi: «Spero veramente che Veltroni rinsavisca, che legga finalmente il filo che lega i messaggi ripetuti che ci vengono dagli elettori a partire dal voto di aprile».