Le compagnie aeree italiane continuano a far pagare il “fuel surcharge”, ovvero un sovrapprezzo sul carburante, nonostante il prezzo del petrolio sia sceso a 51 dollari contro i 142 di meno di un anno fa. In pratica, come ai distributori di benzina, si adeguano i prezzi ai rialzi ma non ai ribassi.
Le compagnie aeree spiegano che quando il carburante era al massimo non potevano caricare interamente il surcharge sul cliente, poichè la tariffa sarebbe stata proibitiva; hanno deciso di ammortizzare quel costo extra nel tempo. La politica delle compagnie straniere è di dichiarare i prezzi tutto compreso, senza cercare alibi in tasse e supplementi.
Dare tanti dettagli sulla composizione del prezzo non sembra contribuire alla trasparenza; da parte sua, l’Antitrust fa sapere di aver già comminato diverse multe alle compagnie che caricavano sui biglietti supplementi carburante ingiustificati.
