di Roberto
Non comprendo assolutamente i detrattori del Ponte sullo Stretto di Messina. Ma come? Un ponte che è il simbolo principe della civiltà , dell’emancipazione dell’uomo sulle avversità frapposte dalla natura, dell’esemplificazione del genio umano in raffronto a quello animale, della fratellanza e della interazione etnica tra popoli che prima si fronteggiavano su rive opposte, del commercio che porta benessere e vita e conoscenza; un ponte, in sintesi, che è sia simbolo della sinistra pacifista che della destra capitalista, che della forza sindacalista: infatti il ponte è un bersaglio distrutto per primo tra le parti guerreggianti ed è anche il simbolo dell’impresario che vuole espandersi e vendere più facilmente i propri prodotti ed è simbolo del lavoratore che può muoversi scegliendosi il lavoro al di là del proprio confine naturale. Può diventare anche simbolo di un’area geografica riconosciuta in tutto il mondo, il che vuol dire turismo culturale e prettamente vacanziero e propaganda dei prodotti agroalimentari. Come si può affermare categoricamente, ideologicamente, aprioristicamente che non serve un ponte, un collegamento che trasforma un’isola in una penisola? (l’hanno fatto persino gli inglesi: è tutto dire). I ponti e i collegamenti rappresentano l’attestazione della vitalità a lungo raggio di un popolo. Dire che ci sono altre cose importanti da realizzare come la stessa autostrada fino a Reggio imporrebbe l’installazione a Salerno, all’inizio dell’autostrada per Reggio, del segnale di «strada senza uscita»!
