Non si possono minare i conti pubblici per uscire dalla crisi. È l’allarme lanciato dal presidente della Federal Reserve Ben Bernanke, che alla commissione budget della Camera – scrive il Sole 24 Ore – ha dichiarato che il prezzo da pagare per salvare l’economia americana non può essere il dissesto finanziario.
In pericolo, secondo Bernanke, c’è la stessa credibilità degli Usa come potenza mondiale, oltre alla crescita economica e alla tenuta del sistema finanziario. Rivolgendosi al presidente americano e ai parlamentari, il numero Uno della Fed ha anche ribadito la necessità di impegnarsi per ridurre un deficit destinato quest’anno a toccare i 1850 miliardi di dollari, circa il 13 per cento del Pil.
Bernanke ha anche risposto duramente alle accuse della cancelliera tedesca Angela Merkel che, prendendo di mira le iniezioni di liquidità della Fed, aveva invocato un ritorno a politiche «ragionevoli» e di «indipendenza delle banche centrali». Ricordando come gli Stati Uniti e le economie globali, Germania compresa, abbiano dovuto fare i conti in questi mesi con una temibile combinazione di crisi finanziaria e recessione, Bernanke ha ribadito che le azioni incisive portate avanti finora sono state «necessarie e appropriate».
Per il presidente della Fed, il ritorno a un equilibrio di bilancio non sarà una sfida semplice: secondo i dati presentati durante l’audizione, il rapporto tra debito pubblico e prodotto interno lordo passerà dal 40 per cento alla vigilia della crisi al 70 per cento nel 2011, un record nel Dopoguerra.
* Scuola Superiore di Giornalismo Luiss