IL RIENTRO A CASA DEI GIOVANI

di Giorgio

Della strage di Civitavecchia (quattro morti tra i sedici e i vent'anni) è stato indicato il colpevole: la cocaina che il giovane alla guida avrebbe assunto. Fine del problema, allora: togliamo la cocaina e via alla grande. Noi genitori non abbiamo mai detto ai nostri figli di bere o drogarsi anzi, li abbiamo messi in guardia dal farlo; la colpa è dunque degli altri, di chi spaccia droga e vende alcool. Da nessuna parte ho letto una differente impostazione del problema. Se un giovane di sedici-diciassette anni tranquillamente è atteso a casa tra le sei e le sette del mattino (così traspare dall'episodio di Civitavecchia), va proprio tutto bene? Se, dopo una notte trascorsa a dimenarsi sotto una cassa acustica che spara musica ad un volume bastevole a stendere un toro, il guidatore sobrio da alcool o droghe è colto da un colpo di sonno, è dunque cosa strana o imprevista? La droga è l'alibi necessario per tacitare la nostra cattiva coscienza di educatori e imprenditori del mondo del divertimento, attorno al quale gira un fiume di denaro che esce dalle tasche dei frequentatori. A fronte degli enormi interessi in gioco, le stragi notturne dei nostri giovani sono considerate un prezzo accettabile. Prova ne siano gli sforzi vani di qualche (raro) sottosegretario, che da decenni tenta di limitare ad ore decenti la chiusura dei locali da ballo. Non ci riuscirà mai.

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