Il Corriere della Sera pubblica un commento di Francesco Verderami sui rapporti tra Berlusconi e Bossi intitolato ”Umberto e lo stop al cavaliere sudista”. Lo riportiamo di seguito:
”Non è contro Berlusconi che la Lega si sta scagliando, è contro il «Cavaliere sudista» che ieri ha votato alla Camera insieme all’opposizione, contro cioè l’immagine di un premier che negli ultimi due mesi è stato più volte a Napoli di quanto sia stato ad Arcore. È al «Cavaliere sudista» che la Lega si oppone, a quello che ha tolto soldi a Milano per darli a Roma, che ha corretto lo Statuto fin troppo federalista della regione Lombardia, che parla più spesso del ponte sullo Stretto che della Tav.
È un’immagine che il Carroccio sta volutamente ingigantendo in modo da trarne vantaggio nella sfida per il primato politico ed elettorale al Nord. È un sottile gioco mediatico che sfrutta gli atti dell’esecutivo così da fornire un profilo «meridionale» del premier e istigare alla rivolta persino la classe dirigente forzista settentrionale. Non è un caso che in questi giorni le parole più critiche verso la manovra economica disegnata da Tremonti siano state pronunciate dal governatore lombardo e dal sindaco di Milano. E mentre la Moratti si è sfogata in privato con Berlusconi, ieri Formigoni ha pubblicamente espresso il proprio dissenso verso «i tagli indiscriminati per regioni ed enti locali, senza considerare se abbiano avuto un comportamento virtuoso oppure no».
Era chiaro il riferimento ai conti dissestati del Campidoglio che il governo si è affrettato a tamponare. Ed è altrettanto evidente che la Lega tenti di approfittarne. Bastava sentire giorni fa la «profezia» di Maroni per capire qual è il gioco: «Non è una questione che poniamo solo noi. Su alcuni temi i primi a ribellarsi al Nord saranno gli amministratori del Pdl. E i loro elettori… ». Per trovare un’intesa sul prestito di 500 milioni da destinare alla Capitale non è vero che siano bastati i nove minuti e mezzo del Consiglio dei ministri. È servito invece un vertice preliminare di un’ora e mezzo — che raccontano molto teso — al quale hanno partecipato il premier, Gianni Letta, i ministri leghisti e quelli di An, insieme ad Alemanno. Alla fine il «Cavaliere sudista » l’ha spuntata, ma ieri Bossi ha voluto «far sentire» la voce dei nordisti, rimarcando che «ogni città deve pagare i propri debiti, sennò gli altri sindaci si arrabbiano».
È stato un modo per chiamare a raccolta quanti si oppongono al doppiopesismo di un governo indulgente verso il Sud. Una linea già anticipata da Maroni in un colloquio riservato: «In passato Taranto ha subìto il default e nessuno ha mosso un dito. Perché per Roma dev’essere diverso? O c’è qualcuno più uguale degli altri?». È una strategia di medio periodo quella del Carroccio, che mira a lavorare ai fianchi il Cavaliere per continuare a progredire nei consensi al Nord e arrivare alla candidatura di un proprio esponente al Pirellone. Il braccio di ferro nel governo sullo Statuto lombardo ne è la prova. Si dice che sia stato il ministro per gli Affari regionali a mettere in allarme Berlusconi: «Guarda che, scritto così com’è, dovrò impugnarlo davanti alla Consulta». Sarebbe stato un atto dirompente, evitato grazie alla mediazione tra Formigoni e Fitto, che poi ha ricevuto i complimenti del premier. Certo, i due voti con cui ieri il governo è andato sotto sul provvedimento per i rifiuti sono un combinato disposto di errori, assenze di deputati, mancanza di coordinamento tra i gruppi di maggioranza e il governo.
E il forte disagio per «l’imperizia» dimostrata in Aula si leggeva sul volto del sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Bonaiuti. Ma il segnale politico della Lega al «Cavaliere sudista» è stato chiaro. Fino all’ultimo Berlusconi ha cercato di resistere al pressing del Carroccio, che già in commissione chiedeva la restituzione da parte della Campania dei 150 milioni concessi per l’emergenza dallo Stato: «Io non posso essere quello che promette di risolvere un problema — aveva detto il premier — e poi manda il conto a casa». Niente da fare. E il doppio ko subito lo ha irritato, non solo perché ha dovuto fronteggiare la reazione di Bertolaso, che minacciava di dimettersi. Il punto è che su quel provvedimento Berlusconi ci ha messo la faccia, garantendo che i rifiuti in Campania scompariranno «entro luglio». Epperò tra le promesse c’era anche la soluzione della crisi di Alitalia e — per la Lega — soprattutto di Malpensa, su cui da qualche tempo è calato un silenzio «preoccupante » a detta degli uomini del Carroccio. Ecco i motivi dell’affondo, che Formigoni paventava già in campagna elettorale: «Sei andato in tv — rimproverò a Berlusconi — e hai parlato solo del ponte sullo Stretto. Non un cenno a Malpensa. Guarda che così Bossi farà il pieno di voti al Nord». Infatti andò così. E l’obiettivo è di rosicchiare altri consensi al «Cavaliere sudista», quello che domenica scorsa in Sicilia ha fatto il cappotto al Pd”.
