GARANTE PRIVACY: POSSIBILI DISCRIMINAZIONI – Dubbi però vengono espressi da parte del Garante della privacy, secondo il quale si potrebbero creare «delicati problemi di discriminazione che possono toccare anche la dignità delle persone e specialmente dei minori», si afferma in una nota. Il Garante ha chiesto informazioni alle autorità competenti e in particolare ai prefetti di Roma, Milano e Napoli.
«STUPORE E PREOCCUPAZIONE» – Chi invece non ha gradito l’annuncio è il comitato italiano dell’Unicef, il fondo delle Nazioni Unite per l’infanzia, che attraverso il suo presidente, Vincenzo Spadafora, esprime «stupore e grave preoccupazione». «Verrebbe da proporre al ministro, per rispettare il diritto all’uguaglianza di tutti i bambini, di schedare allo stesso modo tutti i bambini italiani – commenta Spadafora -. Ci auguriamo che si tratti di una proposta provocatoria destinata a non avere seguito. I bambini rom non sono diversi dagli altri bambini, e tra l’altro molti di loro sono cittadini italiani a tutti gli effetti, ma soprattutto i bambini non possono e non devono essere trattati come gli adulti». Per l’Unicef Italia attorno alla questione dei Rom è stato sollevato un clamore eccessivo. «Sono mesi ormai – si legge in una nota dell’organizzazione – che l’attenzione delle istituzioni, nonché dell’opinione pubblica e dei mass media italiani si concentra sulle comunità rom presenti nel nostro territorio. Un’attenzione che chiediamo non si trasformi in principi di discriminazione verso popolazioni e soprattutto bambini in condizioni di evidente vulnerabilità. Auspichiamo che il governo italiano affronti le tematiche relative alla sicurezza senza trascurare i diritti dei bambini, tra cui quelli di essere tutelati e non essere discriminati, come ricorda la Convenzione Onu sui diritti dell’infanzia, ratificata dall’Italia con legge n° 176 del 27 maggio 1991».
«GIÀ CI SONO» – Favorevole invece il capo di gabinetto del ministro per le Pari opportunità, Simonetta Matone, ex giudice minorile: «Troppo spesso il pregiudizio ideologico frena la tutela e la difesa dei bambini. Prendere le impronte digitali è una prassi consolidata da sempre negli uffici giudiziari minorili. In tribunale ci sono pacchi alti così di impronte digitali di piccoli rom».