Il pubblico ministero Desireè Di Geronimo è tornata dalle ferie e ha immediatamente riaperto i fascicoli dell’inchiesta di Bari. Al vaglio, in questa fase, ci sono i conti correnti dei vari manager e imprenditori finiti nell’inchiesta.
Dalle prime analisi, sarebbero emerse «operazioni finanziarie sospette» e «distrazioni di somme» che farebbero ipotizzare agli investigatori il reato di riciclaggio del denaro.
La pista a cui lavora la Di Geronimo è quella di possibili fondi neri, utilizzati in tutti questi, anni per ottenere in cambio dal Palazzo appalti, nomine e incarichi per forniture.
Del resto il Pm è consapevole della delicatezza della situazione. Ai giornalisti, però, il magistrato concede solo una battuta significativa: «Dopo quest’inchiesta mi toccherà lasciare la magistratura e allora, vedrete, avrò tanto tempo libero per parlare anche con voi».
L’idea già evidenziata nei mesi scorsi dal pm è che proprio «all’interno della pubblica amministrazione» vi fosse «un’organizzazione criminale tendente a condizionare le scelte della stessa allo scopo di perseguire progetti illeciti». Un’associazione a delinquere vera e propria, finalizzata alla corruzione e alla concussione.
E ai vertici di questo gruppo, secondo il magistrato, ci sarebbe stato Alberto Tedesco, l’ex assessore regionale alla Sanità dei Socialisti Autonomisti, dimessosi dall’incarico dopo essere stato iscritto nel registro della procura.
Tedesco, però, senza incarico ci è rimasto davvero poco perchè è stato ripescato subito dal Pd in Senato per prendere il posto dell’eurodeputato De Castro.