Negli ultimi 15 anni in Italia «non vi è evidenza di un aumento della disuguaglianza, di un assottigliamento dei ceti medi o di un impoverimento delle famiglie». In altri paesi sono aumentate le distanze tra ricchi e poveri, nel nostro invece quelle tra lavoratori dipendenti e autonomi. Questa è la disuguaglianza sociale all’italiana, rivelata dall’economista della Banca d’Italia Andrea Brandolini, nel corso di un’audizione al Senato.
Pur rimanendo stabili i livelli aggregati di povertà, «la distribuzione della ricchezza è mutata a vantaggio delle famiglie dei lavoratori autonomi e in parte dei dirigenti e dei pensionati, a scapito di quelle degli operai e degli impiegati».
E adesso la crisi minaccia soprattutto di colpire i precari, che sono le persone maggiormente esposte al rischio di povertà. La rete di protezione sociale italiana è debole e in momenti di crisi economica pesa «la mancanza di strumenti di sostegno al reddito», sottolinea Brandolini. L’economista di Bankitalia ha sottolineato anche che il livello della povertà e della disuguaglianza dei redditi familiari italiani è di molto superiore a quello dei paesi nordici e dell’Europa continentale. Il contrasto tra Nord e Sud, ha poi aggiunto Brandolini, «è decisivo per comprendere il livello di disuguaglianza complessivo in Italia».
Carlotta Macerollo Scuola di Giornalismo Luiss