Delegazioni in ordine sparso alla partenza del vertice G20 di Washington sulla crisi economica internazionale. Da un lato gli Stati Uniti si aspettano dei «risultati concreti» dal summit che riunirà attorno a un tavolo i capi di stato e di governo dei maggiori Paesi industriali ed emergenti. Dall’altro gli europei ridimensionano le aspettative per una riunione che appare segnare solo l’inizio di un complesso cammino di riforna dell’architettura finanziaria globale. La Casa Bianca, per bocca di Dan Price, consigliere del presidente Bush per l’economia internazionale, ha fatto sapere di attendersi una discussione vigorosa con dei risultati molto concreti. Ma si tratterà comunque del primo di una serie di appuntamenti uno dei quali, all’inizio di febbraio, è stato chiesto dagli europei poco dopo l’ingresso in carica del nuovo presidente Usa Barack Obama.
Quest’ultimo non parteciperà al vertice ma invierà due suoi rappresentanti: l’ex segretario di stato Usa Madeleine Albright e un anziano parlamentare repubblicano, Jim Leach. Resta il fatto che gli Stati Uniti non ci stanno a essere additati, come ha fatto più volte la presidenza francese dell’Ue, come i soli responsabili della crisi. Ad esempio il segretario Usa al Tesoro, Henry Paulson, ha spiegato che «durante gli anni, degli squilibri mondiali persistenti e crescenti hanno alimentato una crescita spettacolare dei flussi di capitali, dei tassi d’interessi bassi, un’assunzione eccessiva di rischio e una ricerca mondiale di ritorno sugli investimenti». A Washington la tradizionale formazione del G7 (Usa, Giappone, Germania, Francia, Regno Unito, Italia, Canada) allargata tra gli altri anche a potenze economiche come Cina, Russia, Australia, Brasile e Arabia Saudita.
La riunione, alla quale l’Italia sarà rappresentata dal presidente del Consiglio Silvio Berlusconi, vedrà difficilmente grandi passi avanti sul piano della "nuova architettura finanziaria globale" dal momento che il ridisegno delle istituzioni di Bretton Woods richiederà tempi più lunghi, anche in considerazione della delicata fase di passaggio tra l’amministrazione Bush e quella Obama, che si insedierà il prossimo 20 gennaio. Tra i Venti figura anche un altro italiano, il governatore della Banca d’Italia Mario Draghi, invitato autonomamente come partecipante a pieno titolo in qualità di presidente del Financial Stability Forum. Il presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, torna così a spiegare che il vertice G20 di questo fine settimana non può e non deve essere considerato come la soluzione a tutti i problemi.
«Non vorrei che ci fossero aspettative per risultati salvifici: questo non può essere», ha detto sottolineando che il prossimo vertice è soltanto l’inizio e ad esso seguiranno «una serie di incontri e di tavoli tra tecnici che speriamo possano portare a nuove regole per lo sviluppo del mondo finanziario ed economico». Al summit, che si apre stasera con una cena alla Casa Bianca offerta dal presidente George W. Bush e che si chiuderà domani pomeriggio, l’Italia si presenta con un ampio ventaglio di proposte e di misure macroeconomiche in elaborazione. Il presidente del Consiglio, in una conferenza stampa tenuta martedì con il presidente del Brasile Luiz Inacio Lula da Silva, ha annunciato che proporrà limiti al monte prestiti delle banche e un meccanismo di interruzione delle contrattazioni sui titoli eccessivamente valutati o svalutati. «Insisteremo perché le banche continuino a fare le banche, cioè garantiscano il monte prestiti precedente alla crisi» ha spiegato il premier.
«Dovrebbe essere la regola generale, soprattutto per le banche che ricorrono a interventi statali» ha aggiunto, citando i cinque miliardi di euro in più messi a disposizione delle piccole e medie imprese da Unicredit. La seconda proposta è quella creare un meccanismo che blocchi le eccessive valutazioni e sottovalutazioni delle imprese espresse nelle borse. ’Non è possibile – ha spiegato Berlusconi – che una impresa venga valutata 20 volte in più o 8 volte in meno dei suoi profitti e utilì e dunque serve ’un’autorità che dica ’alt’ quando il mondo della finanza divorzia dal mondo della realtà’ ha illustrato il presidente del Consiglio. La terza proposta italiana riguarderà «controlli più responsabili di tutto il mondo della finanza» e come esempio di un settore in cui potrebbero essere introdotte norme più omogenee tra i vari Paesi Berlusconi ha indicato la leva finanziaria utilizzata dalle banche che varia per esempio dalle 10 volte di media brasiliana alle 20 volte di media italiana.
L’incontro di Washington «non sarà risolutivo», ha confermato Berlusconi ma ’è importante che ci sià come ’primo passo verso una nuova regolamentazione dell’economia in modo non si verifichino più le situazioni di crisi che oggi invece si stanno verificandò. Ma l’Italia si trova in sintonia anche con il ’mainstream’ che sta emergendo tra le principali economie mondiali per il varo rapido di misure di sostegno alle economie nazionali. Se gli Usa stanno perfezionando il varo di un maxi-programma di stimolo da 700 miliardi di dollari al quale se ne potrebbe aggiungere presto un altro, come richiesto dal presidente eletto Barack Obama, anche Giappone, Germania e Cina hanno presentato "pacchetti" simili mentre il Regno Unito, come annunciato dal premier Gordon Brown tra pochi giorni intraprenderà nuovi tagli di tasse e incrementi di spesa pubblica. Anche il governo italiano,dunque, sta accelerando i tempi sugli aiuti a famiglie e imprese.
Un nuovo decreto a sostegno dell’economia reale sarà varato infatti in tempi brevi, molto probabilmente già prima del 25 novembre, proprio dopo la ricognizione internazionale prevista al G20. Dopo settimane di silenzio il ministro dell’Economia, Giulio Tremonti, martedì è tornato in Parlamento annunciando nuovi interventi a saldi immutati per fronteggiare la crisi mondiale. Fra le novità annunciate dal titolare dell’Economia, una spinta alla domanda pubblica attraverso investimenti attivati dal Cipe e una rimodulazione delle tariffe autostradali. L’esecutivo punta, quindi, a lasciare immutati i decreti a tutela del risparmio varati all’inizio di ottobre e di introdurre i ritocchi sulla ricapitalizzazione delle banche in un nuovo provvedimento.
L’obiettivo è quello di allineare il sistema bancario italiano ai nuovi ratios patrimoniali di Eurolandia per garantire un flusso adeguato di credito a famiglie e imprese. Proprio ad aiutare le famiglie e le aziende in difficoltà sarà orientato il decreto alla studio del governo. Un intervento che ’lascerà immutati i saldi di finanza pubblicà e non permetterà, come garantisce Tremonti, lo sforamento del parametro europeo del 3% del deficit/Pil, perché in quel caso si avrebbe un effetto boomerang sugli stessi cittadini. Nel merito degli aiuti alle famiglie il responsabile dell’Economia non si è sbilanciato limitandosi a sottolineare l’importanza di ’ridurre nei limiti del possibile lo stress, l’angoscia e le difficoltà che sono prodotte dalla crisi economicà. Diverso il discorso sulle imprese.
Tremonti ha confermato l’intenzione di istituire un Fondo che attiva un canale di finanziamento alle aziende, attraverso le banche. «Non abbiamo la minima intenzione di aiutare le banche – ha chiarito il ministro – ma abbiamo la massima attenzione al finanziamento alle imprese». Sarà un meccanismo monitorato dal Parlamento, assicura Tremonti, sottolineando che «dovrà essere il sistema bancario che chiede e il Parlamento che dispone». Tra i maggiori Paesi, per ora, solo la Francia non ha esplicitamente annunciato nuove misure di stimolo dell’economia. Ma, ed è un fatto da segnalare, oramai anche istituzioni tradizionalmente ostili a espansioni dei deficit hanno riconsiderato l’argomento valutandolo, in tale scenario, utile e necessario. È il caso del Fondo Monetario Internazionale il cui direttore, Dominique Strauss-Kahn, sposa tale linea, seppur in un’ottica di azione coordinata internazionale: «La nostra esperienza più recente – ha detto -ci mostra che l’azione coordinata è molto più efficiente degli sforzi isolati». E anche il presidente della Banca centrale europea, Jean-Claude Trichet, tradizionalmente un "falco" della disciplina di bilancio, ha recentemente ammorbidito i suoi toni alla luce della gravità della crisi internazionale. La riunione preparatoria del G20 svoltasi a San Paolo del Brasile ha dimostrato che molto resta da fare per creare un approccio comune tra i Venti sulle questioni più delicate. Ma i leader, grazie alla linea comune sull’urgenza degli aiuti all’economia, non dovrebbero tornare da Washington a mani vuote.