INTERCETTAZIONI, ALFANO: ”ITALIA SOTTO CONTROLLO”, IL PD APRE, DI PIETRO ATTACCA

E’ ancora polemica sulle intercettazioni. Il ministro della Giustizia, Angelino Alfano, ha affermato oggi che il Paese è "sotto controllo". «Che in Italia vi sia stato un abuso della pubblicazione delle intercettazioni è un fatto acclarato e condiviso. E poi il numero delle intercettazioni fatto nel nostro paese, 100 mila all’anno, non è giustificato dal numero degli abitanti visto che negli Stati Uniti se ne fanno 1700 e in Svizzera ad esempio 1300», ha sottolineato il titolare di via Arenula, intervenendo in audizione in commissione Giustizia di Montecitorio.

«Nessuno vuole arginare l’azione della magistratura o comprimere le indagini e il codice vigente in materia dice quasi tutto se non tutto, prevede e punisce già da oggi il reato cosiddetto di fuga di notizie», ma «purtroppo non è stato sanzionato quasi niente quando, sovente, il codice è stato platealmente violato», ha continuato il ministro. Il Guardasigilli ha sottolineato quindi che si può «empiricamente dire» che «c’è intercettata una grandissima parte del nostro Paese».

Alfano apre al confronto, venerdì forse testo in Consiglio ministri. Il tema delle intercettazioni «è aperto», ha poi rilevato Alfano. «Siamo al lavoro sul testo non escludo che possa andare nella seduta del Consiglio dei ministri di venerdi». «Non c’è ancora un testo del governo e quindi è prematuro parlarne» nel merito, ha continuato Alfano, sottolineando in ogni caso, la necessità di adottare nuove misure. Si prenderanno le mosse dai due ddl del governo Berlusconi del 2005 e del governo Prodi del 2007, i due testi, infatti, ha fatto notare il Guardasigilli, «non divergono radicalmente». «Su questo argomento il governo presenterà una proposta alle Camere. Sono fiducioso che al di là del dibattito che c’è sui giornali su questa materia si possa venire a capo in modo responsabile. Ci deve essere un confronto nel merito fatto in modo costruttivo per il bene del Paese», ha affermato ancora il ministro della Giustizia, sottolineando che la spesa per le intercettazioni «è in continua crescita» con un sistema «molto costoso e irrazionale».

Non si placa la bufera, ma il Pd apre. «Le intercettazioni sono uno strumento fondamentale per contrastare ogni attività illegale. Ma non è accettabile che tutto questo finisca sui giornali – dice il segretario del Pd, Walter Veltroni -. La pubblicazione sui giornali non deve essere consentita. Un Paese democratico deve garantire un doppio diritto, e cioè il diritto dei magistrati di avere tutti gli strumenti necessari per contrastare la criminalità e il diritto dei cittadini di non vedere il loro nome e le loro conversazioni pubblicate sui giornali se non al momento del processo e nella parte di rilevanza processuale. Il magistrato ha diritto di poter fare le intercettazioni, ma poi ha il dovere di tenerle segrete».

Di Pietro: promuoveremo un referendum abrogativo. Per il leader dell’Idv, Antonio Di Pietro, la proposta del presidente del Consiglio di eliminare le intercettazioni porta a una norma "salva-casta": per questo annuncia l’intenzione di promuovere un referendum abrogativo. «La proposta del presidente del Consiglio – dice Di Pietro – è allo stesso tempo "criminogena", in quanto tende ad assicurare impunità a tanti criminali che commettono reati e ad impedire alla magistratura di scoprirli; ed è anche "interessata", perché è (almeno sul piano politico) un’azione di ritorsione e di prevenzione nei confronti dei magistrati e del loro lavoro».

Maroni: quando vedrò il provvedimento valuterò. «Ho letto solo delle anticipazioni sui giornali. Venerdì ci sarà il Consiglio dei ministri e vedrò il provvedimento. Poi saprò valutarlo» ha detto oggi il ministro dell’Interno, Roberto Maroni, dopo che la Lega aveva mostrato una certa ostilità al progetto del governo di limitare le intercettazioni.

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