Strumento di indagine eccezionale. «Non è questione di ampliamento dei reati – ha detto – Le intercettazioni sono uno strumento di indagine eccezionale che interviene a sacrificare la privacy e la riservatezza dei cittadini in un modo che è giusto solo se eccezionale». «Oggi – ha proseguito – c'è un uso su vastissima scala delle intercettazioni che in effetti colpisce la privacy dei cittadini». Il premier ha ricordato in ogni caso che, come prevede il testo presentato dal governo, a prescindere da possibili nuove modifiche lo strumento delle intercettazioni sarà utilizzabile per tutti i reati che prevedono pene «sopra i dieci anni». Certo, ha osservato, «ci sono certi reati la cui scoperta può essere accelerata con il sistema delle intercettazioni, ma altri per cui veramente non servono».
Limitate e per prove aggiuntive. «Il sistema delle intercettazioni secondo noi, in sintonia con la Costituzione, può essere utilizzato quando esistono già degli indizi di reati per aggiungere altre prove» e in ogni caso le intercettazioni devono dovranno essere possibili «solo per un periodo limitato». Anche perché, ha osservato, «l'intercettazione per l'omicidio c'è e resterà ovviamente, ma non credo che l'omicida vada a raccontare a qualcuno di aver commesso un omicidio».
Ok per concussione e peculato. Le intercettazioni, ha detto il premier, resteranno possibili per i reati di corruzione, concussione e peculato. Pene per editori e non per i giornalisti. «Vorrei assicurare – ha aggiunto – che non ci saranno pene per giornalisti, ma per gli editori se permetteranno la pubblicazione delle intercettazioni».
Idv: premier contro indagini, non crimini. «Consentire intercettazioni solo per reati dai dieci anni in su significa stroncare le indagini – afferma il capogruppo alla Camera dell'Italia dei Valori Massimo Donadi – indebolire la magistratura e non certo stroncare la criminalità. Le eccezioni per i reati di corruzione e concussione non cambiano la valutazione perchè le intercettazioni sono strumento fondamentale e irrinunciabile per scoprire e perseguire i reati».
Pd: dietrofront per divisioni nel Pdl. «Berlusconi – afferma Lanfranco Tenaglia, ministro della Giustizia nel governo ombra del Pd – cerca di arrampicarsi sugli specchi per nascondere le grandi contraddizioni della maggioranza in materia di giustizia». Tenaglia parla di dietrofront del premier «perché, reato dopo reato, sta confessando che lui e il governo avevano sbagliato nel voler limitare questo strumento necessario di indagine. Aveva annunciato per il 23 gennaio la presentazione in Cdm della riforma della giustizia e invece ora è costretto a ripiegare semplicemente su una proposta che riguarda solo le carceri senza affrontare contemporaneamente i problemi veri della giustizia che sono l'efficienza e la certezza dei diritti dei cittadini».