Intercettazioni/ Giornalisti ed editori contro la legge approvata alla Camera. Fnsi e Fieg annunciano scioperi e disobbedienza civile per difendere “il dovere di informare e il diritto di sapere”

Giornalisti ed editori si dicono pronti allo sciopero e alla disobbedienza civile contro il decreto Alfano sulle intercettazioni.  In un appello congiunto al Parlamento la Federazione Nazionale della Stampa Italiana (FNSI) e la Federazione Italiana Editori Giornali (FIEG) annunciano la loro lotta per difendere «il dovere d’informare e il diritto di sapere», che con il ddl, passato giovedì 11 alla Camera, sono rischio. Il Presidente dell’Fnsi, Franco Siddi, ha chiesto a tutti gli editori di unirsi alla protesta pubblicando un avviso  ogni giorno su tutti i quotidiani italiani «che suoni da richiamo per coloro che ancora hanno a cuore il valore liberale dell’informazione, che certe notizie tra un pò potrebbero non esserci più, potrebbero essere negate per legge».

Secondo quanto si legge nella nota dei due sindacati «Quella del voto alla Camera sul Ddl Alfano, è una brutta notizia per l’informazione, la sua autonomia e il suo valore non meramente materiale». La Fieg e la Fnsi si uniscono «per scongiurare l’introduzione nel nostro ordinamento di limitazioni ingiustificate al diritto di cronaca e di sanzioni sproporzionate a carico di giornalisti ed editori. La nuova legge viola il fondamentale diritto della libertà d’informazione, garantito dalla Costituzione e dalla Convenzione europea dei diritti dell’uomo. Gli editori e i giornalisti concordano sulla necessità che sia tutelata la riservatezza delle persone, soprattutto se estranee alle indagini, ma non possono accettare interventi che nulla hanno a che vedere con tale esigenza e che porterebbero ad un risultato abnorme e sproporzionato: limitare, e in taluni casi impedire del tutto, la cronaca di eventi rilevanti per la pubblica opinione, quali le indagini investigative».

«Allo stesso effetto di limitazione della libertà di informazione – aggiungono Fnsi e Fieg – portano le  sanzioni detentive nei confronti dei giornalisti e la responsabilità oggettiva a carico degli editori, che verrebbe ad aggiungersi in modo confuso a quella del direttore di giornale».

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