La Camera dice sì al ddl sulle intercettazioni, su cui il governo ha posto la fiducia. I voti a favore sono stati 318: il che significa che venti deputati all’opposizione hanno appoggiato il provvedimento.
Il ddl passa ora all’esame del Senato, e si riaccendono le polemiche. Il Presidente Napolitano, intanto, sceglie la linea della prudenza: «Mi riservo di esaminare il testo approvato dalla Camera, di seguire il successivo iter parlamentare e poi di prendere le decisioni che mi competono».
La votazione finale si è tenuta a scrutinio segreto, una richiesta avanzata dal Partito democratico. Alla seduta hanno presenziato, per tutto il tempo, sia il premier Silvio Berlusconi, che il guardasigilli Angelino Alfano. «Crediamo di aver prodotto un testo che dopo un anno di lavoro ha raggiunto un punto di equilibrio ragguardevole tra la tutela della privacy e delle indagini, l’articolo 15 e l’articolo 21 della Costituzione».
Dopo la lettura dei risultati del voto, in Aula è scoppiata la bagarre. L’Italia dei Valori ha esposto cartelli con su scritto «Libertà di informazione cancellata», «Vergogna», «Oggi è morta la libertà di informazione uccisa dall’arroganza del potere», «Pdl: protegge i delinquenti e ladri». Necessario l’intervento del presidente della Camera Gianfranco Fini, che ha dovuto interrompere la seduta. Mentre, in risposto all’Idv, dai banchi del centrodestra si è levato un coro: «Buffoni, buffoni!».
Critiche al ddl anche da parte del Pd, che ha attaccato. «Il ddl – ha detto la deputata Olga D’Antona – toglie alla magistratura uno dei più efficaci strumenti di indagine . Se questa legge fosse stata già in vigore gli arresti antiterrorismo avvenuti proprio in questi giorni non sarebbero stati possibili. Mi auguro che al Senato ci possa essere un ripensamento».
Dal mondo dell’informazione arriva un nuovo appello: «La Fieg e la Fnsi si uniscono ancora per rinnovare al Parlamento, ora in particolare al Senato, e a tutte le forze politiche l’appello a scongiurare l’introduzione nel nostro ordinamento di limitazioni ingiustificate al diritto di cronaca e di sanzioni sproporzionate a carico di giornalisti ed editori. Le previsioni del ddl approvato con ricorso al voto di fiducia violano il fondamentale diritto della libertà d’informazione».