Gli imprenditori italiani non investono nella ricerca scientifica

In Italia i privati non mettono un euro per la ricerca scientifica. ed è necessario riformare gli enti che governano la ricerca e distribuire in maniera meritocratica le risorse a loro disposizione.

Sono questi i punti cardine del documento stilato dalla Fondazione Issnaf, che comprende scienziati e ricercatori italiani che adesso vivono nell’America del Nord.

Il documento sarà presentato il 21 settembre presso l’Università “Bocconi” di Milano, contiene dei suggerimenti per la riforma, in considerazione dell’esperienza maturata da questi ricercatori negli Stati Uniti, un paese che investe ogni anno 350 miliardi di dolla­ri, pari al 2,7% del Pil, nel settore.

Il documento è formato da quattro punti: il primo è legato all’aspetto economico. Secondo l’Issnaf bisognerebbe portare i finanziamenti alla ricerca dall’attuale 1,1% del Pil al 1,74, in linea con la media europea. Inoltre dovrebbe cambiare la distribuzione dei fondi: non più a pioggia, ma concentrati in aree con mag­gior impatto scientifico-sociale e probabilità di successo.

Il secondo punto riguarda il “governo” della ricerca. In quest’area, il suggerimento è quello di istituire un’Agenzia di coordinamento della ricerca italiana, che faccia da tramite tra l’universo politico e quello scientifico. Le risorse andrebbero poi ripartite in sei campi: biologia e medicina, in­gegneria e informatica, scienze fisi­co- chimiche e matematiche, energia e ambiente, agricoltura, scienze uma­ne e sociali.

Il terzo punto è invece imperniato sull’assegnazione dei fondi verifica dei risultati ottenuti. L’assegnazione de­ve seguire criteri di merito e competitività. Il si­stema di verifica deve essere periodico, assicurare trasparenza e impedire conflitti di interessi.

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Alberto Francavilla