L ‘Associazione dei Ricercatori e dei Maestri di Qom, il più importante gruppo di leader religiosi in Iran, ha definito ”illegittime” le contestate elezioni del 12 giugno, un atto di aperta sfida contro il Leader Supremo Ali Khamenei, che le ha dichiarate valide, e una chiara e pubblica indicazione delle profonde divisioni nella leadership di Teheran, a quanto riferisce il New York Times.
Il regime, guidato dal rieletto presidente Mahmoud Ahmadiejad ha cercato di dipingere l’opposizione al risultato elettorale, guidata da Mir Hossein Mousavi, come ”criminali” e ”traditori”, per i quali un ayatollah ultraconservatore , Ahmad Khatami, ha addirittura chiesto la pena di morte. Ma dopo la presa di posizione del gruppo di Qom, rileva il Times, la criminalizzazione dell’opposizione ”è diventata più difficile, se non impossibile”.
Dalla data delle elezioni e della sanguinosa repressione delle proteste per le strade di Teheran gli ayatollah di Qom, città santa e importante centro di potere politico, erano rimasti silenziosi ed una loro presa di posizione era attesa per vedere se sarebbero entrati nella controversia che costituisce la più significativa sfida all’attuale regime dai tempi della Rivoluzione Islamica del 1979.
L’importanza della presa di posizione del gruppo di Qom è stata sottolineata da Abbas Milani, direttore del dipartimento studi iraniani all’università di Stanford, California, secondo il quale ”questa spaccatura nell’establishment clericale, e il fatto che il gruppo di Qom si sia schierato con l’opposizione guidata da Mousavi, è la più storicamente significativa nei 30 anni della Repubblica Islamica”.
”E’ bene valutare compiutamente il fatto che il gruppo di Qom ha espresso il suo dissenso nei confronti di elezioni accettate e santificate da Khamenei”, ha aggiunto Milani. Il gruppo di Qom è stato voluto e fondato dal padre della Rivoluzione, l’Ayatollah Ruhollah Khomeini.