A Torino si profila un’inedita convergenza tra musulmani e Lega. La nuova moschea di via Urbinio 5 divide infatti gli islamici della città. Mohammed Lamsuni, scrittore, poeta e capo del movimento anti-moschea, deplora il fatto che non si sia voluto costruire una grande moschea per tutti i musulmani di Torino ma solo per la comunità marocchina. Con i suoi amici musulmani laici e democratici si è battuto in tutte le sedi per avere «un islam di lingua italiana», rispettoso delle leggi e dei diritti umani, specie delle donne, e una guida che rappresentasse la comunità intera.
A dargli man forte il “nemico” Mario Borghezio con il quale condivide l’avversione verso una moschea che sarebbe gestita dalle «solite persone, gente che esprime tutt’al più un partito politico marocchino». Anche il deputato Pdl Suad Sbai ha presentato una denuncia alla Polizia per chiedere chiarezza «sulla raccolta di fondi, sulle attività e sulle prediche nelle moschee torinesi».
Per Aziz Khounati, l’uomo che gestirà la nuova moschea, i rilievi di Lamsuni sono infondati e indirà una raccolta di firme per dimostrare che la maggioranza dei musulmani è dalla sua parte. Per il sindaco Chiamparino, Khounati è persona affidabile e un interlocutore serio, ma se la questione non si rivelerà solo propaganda della Lega si aspetta un intervento del ministro dell’Interno Maroni.