La crescita italiana nel 2007 rallenta ancora, ed è sempre inferiore alla media degli altri paesi dell’Unione economica e monetaria, al punto che il nostro paese si colloca ultimo dietro a Francia e Germania. È quanto emerge dal rapporto annuale 2007 dell’Istat in cui si sottolinea che «il Pil l’anno scorso ha registrato una crescita, in termini reali, dell’1,5% in decelerazione rispetto all’anno precedente quando si era attestato a +1,8%».
Il lieve rallentamento dell’economia italiana, sottolinea il rapporto, si è inserito in un quadro caratterizzato da un sostanziale mantenimento in termini di risultato annuo, del ritmo di espansione dell’attività produttiva nei paesi dell’area euro rispetto al 2006. Il differenziale negativo di crescita dell’Italia rispetto alla media Uem è rimasto ampio (1,1%). Tra i partner europei, l’Istat segnala «l’espansione dell’economia delle Germania, cresciuta a un ritmo piuttosto sostenuto (2,5%) ma significativamente inferiore a quella del 2006 (2,9%)». In Francia il tasso di crescita del Pil è stato dell’1,9% (+2% nel 2006) mentre la Spagna continua a crescere a un ritmo molto sostenuto e rappresenta la locomotiva tra i grandi paese europei con un incremento del Pil 2007 al 3,8%, pressochè analogo a quello dell’anno precedente (+3,9%).
Sulla povertà il dato dell’Istat evidenzia come una famiglia su tre arriva in Italia (e addirittura quasi una su due al Sud) con difficoltà alla fine del mese. Per il 14,6% delle famiglie, la famosa "quarta settimana" è davvero un incubo e la supera con «molta difficoltà » ma la quota sale al 21,1% nel Meridione e al 22,6% nelle isole, mentre si ferma all’10,3% al Nord Est. Se si aggiungono quelle che dichiarano di avere «difficoltà » si arriva al 34,7% della media nazionale e al 45,9% nelle Regioni meridionali. E quasi una famiglia su tre, e cioè il 28,4%, non riesce a far fronte a una spesa imprevista di circa 600 euro con risorse proprie o della rete familiare e il 66,1% delle famiglie (oltre la metà ) dichiara di non essere riuscita a mettere da parte risparmi nell’ultimo anno.
Secondo l’Istat in sei anni il reddito per abitante degli italiani crolla del 13% rispetto alla media europea: se nel 2000 era del 4% più alto della media dell’Unione, nel 2006 è crollato a oltre 8 punti sotto la media. Tra il 1995 e il 2006 le retribuzioni orarie reali aumentano in totale solo del 4,7%, un incremento decisamente inferiore a quello registrato in altri paesi europei. Se infatti per un ristretto numero di paesi (oltre all’Italia anche Spagna, Paesi Bassi e Germania) le retribuzioni aumentano in misura molto contenuta, in altri, in particolar modo in Francia e Svezia, la crescita è di cinque o sei volte più consistente. L’origine degli scarsi aumenti dei redditi degli italiani, spiega l’Istat, è da ricercare nella crisi della produttività dell’economia, che ha frenato la crescita pro capite in Italia mentre gli altri paesi hanno continuato a crescere. Tra il 1995 e il 2006, infatti, la produttività italiana è aumentata di appena il 4,7% (una crescita esattamente uguale a quella delle retribuzioni), incremento di poco superiore a quello registrato in Spagna (4,3%), mentre la media dell’Unione europea segna una crescita del 18%.
