La gran parte degli omicidi, si legge ancora nel rapporto, si registra nelle regioni del Mezzogiorno, in particolare in Campania, Puglia, Calabria, Sicilia, Sardegna e, in modo minore,Basilicata. Anche queste regioni, tuttavia, presentano lo stesso andamento decrescente che si osserva a livello nazionale. Si può dunque supporre che la riduzione degli omicidi sia strettamente legata alla diminuzione degli omicidi di criminalità organizzata registrata nelle regioni del sud e nelle isole.
Su questa tipologia di reato, quello da criminalità organizzata, è netta la spaccatura tra il nord e il sud del Paese. La riduzione è imputabile per lo più ai quozienti decrescenti di Puglia e Calabria, nonostante in questa ultima regione si rilevino ancora valori superiori a tutte le altre: insieme alla Campania (22,1 omicidi per milione di abitante) rimane infatti la regione con i valori dell’indice più elevati (34,4). Ad oggi, dunque, queste due regioni sono anche quelle definibili più a rischio per la presenza di organizzazioni criminali (camorra, ’ndrangheta), che utilizzano ancora frequentemente lo strumento dell’omicidio. In particolare, la «guerra della camorra» che si è consumata a Napoli nel 2004, ha influenzato il dato campano.
Nel contesto europeo, l’Italia è uno dei Paesi più sicuri per numero di omicidi commessi: si colloca al di sotto della media europea (14 omicidi per milione di abitanti), in ottava posizione dopo Austria, Lussemburgo, Svezia, Germania, Malta, Slovenia e Repubblica Ceca. I Paesi con il maggior numero di omicidi sono le ex repubbliche russe del Baltico, Lituania, Estonia e Lettonia, che hanno indici rispettivamente pari a 118,3, 83,9 e 55,2 per milione di abitanti.