Aula della camera dei deputati ore 15 di mercoledì. Il ministro Vito è chiamato a rispondere della strana cena organizzata a casa dell’ex ministro Mazzella alla quale hanno preso parte il presidente Berlusconi, il ministro Alfano, alcuni parlamentari e due giudici della corte costituzionale, la stessa che sarà chiamata a decidere sul lodo Alfano e sulla ammissibilità dei quesiti referendari sottoscritti da milioni di italiani.
La cena delle beffe ha suscitato il pubblico sdegno delle opposizioni e il privato imbarazzo degli esponenti più sensibili della stessa maggioranza.
Il ministro Vito ha tirato dritto rivendicando il diritto dei commensali di trovarsi a loro piacimento. Del resto il conflitto di interessi è stato ormai abrogato non solo dal dibattito politico, ma persino dai vocabolari. Al ministro,tuttavia,va dato anche atto di aver osato sino al limite estremo della logica e della dialettica quando, con raro coraggio e sprezzo del pericolo, è arrivato ad affermare che…«in ogni caso in quella cena non si è parlato certo di lodo Alfano..».
Al suo fianco, paonazzo e furioso, il ministro Bondi,reduce dalla disfida contro il quotidiano la Repubblica, urlava: “..come si può pensare che parlassero del lodo Alfano,a tavola c’erano anche delle signore.
Questo ci è sembrato davvero il colpo del ko portato direttamente al mento di una opposizione,per altro spesso malferma sulle gambe.
Per una volta siamo d’accordo con Bondi,come si può pensare che un gruppo di gentiluomini possa mai discutere di argomenti così volgari davanti ad alcune signore?Persino loro si rendono conto che tutto ha un limite….
Non abbiamo dubbio, infine, anche se i ministri si sono dimenticati dirlo in aula, che i due giudici costituzionali non prenderanno parte alla seduta e alla votazione sul lodo Alfano, anche per non smentire il povero Bondi che odia tanto le volgarità e le cadute di stile.