Il Sole24Ore pubblica un'analisi di Roberto Capezzuoli sulle conseguenze per l'Italia della crisi del gas Russia-Ucraina. La riportiamo di seguito:
''La crisi del gas naturale russo si aggrava di ora in ora. La situazione "morde" anche l'Italia, benché le scorte italiane siano adeguate, secondo le dichiarazioni del ministro Scajola, a soddisfare alcune settimane di consumi.
Di fatto, al nostro Paese stanno arrivando dalla russa Gazprom solo 7 dei 45 milioni di metri cubi richiesti per la giornata festiva (la domanda in una giornata normale è di 60 milioni). Peggio sta andando a Paesi che non hanno adeguate alternative da attivare rapidamente. Segnali di disagio o preavvisi di interruzioni nell'erogazione si avvertono in Polonia, in Austria, in Germania, nei Balcani.
Gazprom e Naftogaz, l'ente ucraino che gestisce il gasdotto, si palleggiano le responsabilità delle interruzioni. Per la società russa, si tratta di una mossa di Kiev per ottenere un sostegno europeo alle proprie rivendicazioni, miranti a ottenere forniture a prezzo agevolato. Per l'Ucraina, è un blocco unilaterale russo, adottato con la scusa delle "sottrazioni" di metano che sarebbe destinato all'estero, ma che verrebbe invece dirottato verso la rete interna, grazie alle valvole e alle centrali di pompaggio che servono a garantire la pressione di esercizio e che sono situate in territorio ucraino.
La situazione è simile a quella già vista all'inizio del 2006. Le scorte italiane sono oggi più tranquillizzanti, ma la durata della crisi rischia di essere superiore a quella già sperimentata. Per l'Italia si tratta quindi di accelerare gli arrivi da altri fornitori, come Algeria, Libia, Norvegia, Olanda e Gran Bretagna. Si tratta anche di valutare se sia possibile aumentare l'afflusso di metano russo da gasdotti alternativi, che non passino in territorio ucraino.
Purtroppo le notizie dell'inasprirsi della crisi russo-ucraina si stanno riflettendo sul mercato del petrolio, già in recupero a causa dei tagli produttivi Opec e del conflitto in Palestina (che non coinvolge nessun pozzo petrolifero, ma peggiora sensibilmente il dialogo tra i produttori arabi e i consumatori occidentali). Poiché il prezzo del gas, nei contratti italiani di fornitura di lungo periodo, è ancorato a quello del greggio, c'è da aspettarsi che i nostri acquisti si rivelino meno economici di quanto si poteva sperare fino a qualche giorno orsono''.