LA DELINQUENZA, L’ITALIA E L’INCERTEZZA DELLA PENA

di Archangel

Il capo della polizia, prefetto Antonio Manganelli, e’ sbottato e senza usare mezzi termini ha detto quello che molti italiani pensano: nel nostro Paese la certezza della pena non esiste. Una situazione che gli operatori delle forze dell’ordine vivono tutti i giorni, "quando arrestiamo qualcuno per uno dei reati di cosiddetta criminalità diffusa e scopriamo che quel qualcuno nell’ultimo semestre era stato già arrestato altre tre o quattro volte per lo stesso tipo di reato". Capitolo immigrati clandestini: Dal primo gennaio a oggi, ha detto il prefetto, "sono stati fermati 10.500 immigrati clandestini, per i quali è stata avviata la procedura di espulsione: ma solo 2.400 di loro hanno trovato posto nei Centri di permanenza temporanea". E’ un dato che io trovo inquietante, perché significa che oltre 8 mila clandestini sono stati ‘perdonati’ sul campo essendosi visti consegnare un foglietto su cui c’è scritto ‘devi andar via’, che equivale a niente". Secondo i dati resi noti dal prefetto, il 30 per cento degli autori di reato di criminalità diffusa sono immigrati clandestini. Una media nazionale che va disaggregata: se al sud i reati commessi da clandestini incidono relativamente poco, al nord e in particolare nel nord est "si toccano picchi del 60-70 per cento". Manganelli ha inoltre smascherato alcuni luoghi comuni sulla clandestinità. "La maggior parte degli immigrati clandestini – sottolinea Manganelli – entra in Italia non attraverso gli sbarchi ma con un visto turistico. Solo il 10 per cento dei clandestini entra nel nostro paese attraverso gli sbarchi a Lampedusa, mentre il 65-70 per cento arriva regolarmente e poi si intrattiene irregolarmente". E accusa: "Il 70 per cento di quei crimini commessi nel nord est da irregolari è compiuta proprio da chi arriva con visto turistico e poi rimane clandestinamente sul nostro territorio".  Per contrastare la clandestinità, riflette Manganelli, "occorre non solo il contrasto all’ingresso, ma il controllo della permanenza sul territorio dei clandestini". Ma le forze dell’ordine non sarebbero in grado di contrastare il fenomeno: "Noi, occorre dirlo, rinunciamo in partenza alla possibilità di contrasto dell’immigrazione clandestina per mancanza di posti nei luoghi deputati alle espulsioni". "La carenza di posti nei Cpt – ha ricordato il capo della Polizia – porta anche ad un ulteriore dato statistico: per molti di quelli che vengono fermati il posto non viene neanche richiesto. Inoltre i costi per il trasferimento di un immigrato sono significativi". Tanto basta per fare un po’ di chiarezza sui clandestini. Ma il capo della polizia si e’ implicitamente spinto piu’ in la’ dicendo che "la certezza della pena, che trova il consenso unanime della politica, della magistratura, dell’opinione pubblica è quanto di più incerto esista: meglio una pena blanda oggi che non la promessa di un castigo futuro che non arriva mai". Basta tornare indietro di pochi giorni per constatare quanto abbia ragione il prefetto. Ricordate il caso del 35enne Stefano Lucidi che giorni fa nel centro di Roma alle 10,30 di sera e’ passato col rosso a velocita’ folle con la sua macchina travolgendo ed uccidendo due giovani fidanzati in motorino? Grandi titoloni sui giornali e unanime sdegno: poi e’ arrivato il Gip del Tribunale di Roma Roberta Palmisano che in un colpo solo ha derubricato l’accusa nei confronti dell’assassino da omicidio volontario a omicidio colposo, un’accusa assai meno pesante. Tanto che l’avvocato di Lucidi si e’detto ”soddisfatto”, auspicando che in breve tempo il suo cliente possa ottenere gli arresti domiciliari. Gli arresti domiciliari per uno, cui era stata tolta la patente per precedenti penali, che ha ammazzato due giovani mentre guidava per le vie di Roma come un pazzo scatenato? Ebbene si’, in Italia succede anche questo. Ed ecco il punto dello sfogo del capo dell polizia. Se in Italia si delinque – e non importa se a farlo siano italiani o immigrti – lo si fa non con la certezza di aspettarsi poi una pena adeguata, ma con la certezza che la pena sara’ lieve e che anche finendo dietro le sbarre il soggiorno in prigione sara’ breve, brevissimo. E allora c’e’ da meravigliarsi se chi delinque continua a delinquere?

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