Dopo lo squallido spettacolo messo in scena a “Porta a Porta” ci sarĂ ancora qualcuno disposto a sostenere che in Italia non esistono rischi per la libertĂ di informazione? Neppure negli anni piĂ¹ bui della storia della Rai si era mai assistito al “bacio della pantofola” in diretta tv e a reti semiunificate.
Come se non bastasse un presidente alterato, ansimante, un po’ sbroccato come si usa dire dalle mie parti, ha stilato dagli schermi del servizio pubblico, in prima serata, la lista delle trasmissioni e degli autori a lui sgraditi e dunque da rimettere in riga. Altro che editto bulgaro! Quello che è accaduto non ha precedenti nella storia della tv italiana, nelle tv europee sarebbe stato impensabile il solo ipotizzarlo.
Qualcosa di simile ci è stato segnalato solo nella Russia di Putin, non a caso un grande amico di Berlusconi.
SarĂ una casualitĂ ma le trasmissioni, gli autori, i giornalisti messi all’indice sono gli stessi che sono giĂ nel mirino del direttore generale Masi e del servizio d’ordine mediatico del proprietario del polo unico Raiset . Così tornano i nomi della Gabanelli, di Santoro, di Giovanni Floris, dei direttori di Rai3 e del Tg3 Paolo Ruffini e Antonio Di Bella, e potremmo proseguire.
Di fronte ad un assalto così sguiato e violento ci saremmo aspettati una dura nota aziendale a difesa della autonomia della Rai e della professionalità di alcuni suoi dirigenti e dipendenti.
Invece no! Anzi i toni si sono alzati solo per ammonire Antonio Di Pietro a cambiare linguaggio e a non intimidire i poveri Vespa e Minzolini .
Non abbiamo particolare simpatia per alcune espressioni usate talvota da Di Pietro, anzi in alcuni casi ci piacciono pochissimo, ma questa volta non possiamo sopportare l’ipocrisia di chi autorizza una simile vergogna e poi mostra il muso duro ad un politico della opposizione.
Non si puĂ² essere genuflessi davanti al padrone e riservare lo sdegno a chi si oppone e non è il diretto proprietario di un immenso impero mediatico.
A Masi, a Vespa, a Berlusconi dobbiamo, tuttavia,un ringraziamento perchè in un colpo solo hanno reso chiaro a tutti che questa volta il presidente, memore dell’insegnamento di Cesare Previti, non intende fare prigionieri e vorrebbe mettere sotto controllo tutte le piazze mediatiche ed espellere quelli che non gli piacciono, quasi come un vecchio califfo abituato a ripudiare mogli, amanti e dipendenti.
Dal momento che gli obiettivi sono stati dichiarati in tv sarĂ interessante vedere se e come il direttore generale e il consiglio di Amministrazione darĂ o meno seguito alla fatwa berlusconiana.
Ci auguriamo che in quell’istante il presidente di garanzia Paolo Garimberti (che oggi ha provato a difendere Rai3 e i giornalisti aggrediti) e i consiglieri di Amministrazione che ancora credono nei valori racchiusi nell’Articolo 21 della Costituzione vogliano non solo opporsi con coraggio leonino, ma anche eventualmente consegnare la loro lettera di dimissioni nella mani delle piĂ¹ alte autoritĂ istituzionali e di garanzia.
Non stiamo piĂ¹ discutendo di qualche lotto da spartire, ma delle modalitĂ di esercizio delle libertĂ democratiche medesime.
In questi casi non puĂ² essere consentito a nessuno, neppure al nostro piĂ¹ caro amico o collega, di fingere di non aver visto o di non aver sentito.



