Continuano a far discutere le dichiarazioni del ministro Luca Zaia in difesa dei produttori di vino. La risposta dell’Istituto superiore di Sanità, infatti, ha scatenato un dibattito tra fautori della cultura del bere e paladini della tolleranza zero. Polemiche che sembrano destinate a proseguire.
Tra i castigatori dei «due bicchieri» di Zaia c’è sicuramente Cinzia Ricciardi, vicequestore della Polizia stradale di Torino che si scaglia contro le «leggende metropolitane» legate al consumo di alcol. «Rassicuro il ministro», dice la poliziotta, «due bicchieri di vino durante il pasto non fanno salire l’alcol test, il problema sono i cocktail». E soprattutto, le scarse conoscenze dei giovani rispetto al problema.
La Ricciardi, comunque, è tranciante: «Posso solo dire che, grazie alla soglia a 0.50, almeno in Piemonte c’è stata una notevole riduzione del numero di vittime della strada».
Decisamente diversa, e non poteva essere altrimenti, l’opinione dei produttori di vino. A parte la provocazione del proprietario di un agriturismo di Alba (Cuneo), che ha comprato uno spazio pubblicitario all’ingresso del paese e ha fatto scrivere sul cartellone la frase «guida poco che devi bere», sono un po’ tutti i difensori della “cultura del bere” ad essere con il ministro.
Per Carlo Bologna, proprietario di un ristorante a Rocchetta Tanaro e fratello di Giacomo Bologna, uno degli artefici della rinascita del vino italiano dopo lo scandalo del metanolo, «le leggi che attaccano la cultura del bere ci manderanno tutti a rotoli».
Bologna non risparmia una stoccata ai legislatori: «si vede che è tutta gente con l’autista e se ne frega. La gente normale, invece, mugugna e subisce».
Su Facebook, però, è un fiorire di gruppi dal titolo inquietante: “i vostri etilometri non fermeranno la vostra sete”. Il più grande ha 16.000 iscritti, quasi tutti ragazzi che, in verità non sembrano troppo spaventati dal giro di vite su alcol e guida.
Molto più complesso, invece, trovare tracce di farmaci potenzialmente pericolosi per la guida come ansiolitici, sedativi e antidepressivi. E c’è soprattutto un problema di consapevolezza: quasi tutti sanno che bere e guidare è pericoloso. Quasi nessuno, invece, ha idea dei rischi che si corrono utilizzando farmaci. Per Mario Giaccone, presidente dell’Ordine dei Farmacisti di Torino, la soluzione passa attraverso un maggiore coinvolgimento dei medici di famiglia.
Comunque a scanso di equivoci: a stomaco vuoto una donna può guidare se ha bevuto un bicchiere di vino ma non un cocktail, un uomo un solo superalcolico. A stomaco pieno è già un’altra cosa: una donna può bere una birretta e un amaro ma non uno spumante e un superalcolico, un uomo fino a 5 bicchieri di spumante ma non 3 bicchieri di rosso e un superalcolico