La Lega scalpita, alza la posta – oltre alla presidenza della regione Lombardia vuole anche il Viminale – e pretende risposte subito. Tanto che il Cavaliere stasera potrebbe tornare direttamente su Milano anzichè su Roma per vedere il prima possibile il senatur. Male che vada la quadra sarà trovata lunedì sera nella tradizionale cena di Arcore quando Berlusconi potrà "parlare a quattr’occhi e cenare con l’Umberto".
La questione, dal punto di vista della Lega, è la seguente: abbiamo vinto, dicono, perché abbiamo promesso che questa volta realizziamo il federalismo e perché ci siamo fatti carico della questione sicurezza. Quindi dobbiamo poter avere quei due ministeri per realizzare quello che abbiamo promesso. Castelli chiede "il volante del federalismo fiscale e della sicurezza" perché "ci vuole mano forte senza falsi buonismi" aggiunge tagliando l’ipotesi che al Viminale vada Gianni Letta, del quale però il Cavaliere certamente non vorrà privarsi a Palazzo Chigi.
Ma il Cavaliere ha altri progetti. Nella XVI legislatura il Viminale sarà un ministero delicatissimo, rigorosamente super partes visto che la sinistra radicale sarà solo nelle piazze e non in Parlamento. Per questo Berlusconi ha pensato a Gianni Letta o a Claudio Scajola. Anche se va detto che al Viminale ancora si ricordano come funzionarono bene le cose ai tempi di Maroni ministro.
E il Pirellone? La Lega alza la posta su Roma perché ha capito che l’altra "promessa" preelettorale – la guida della regione Lombardia – sta sfumando. Il nodo da sciogliere questa volta è Roberto Formigoni. Il neo eletto senatore ha spiegato più volte che la sua venuta a Roma – e la conseguente rinuncia al Pirellone – sarebbe stata giustificata solo da un incarico di prestigio. Delle due l’una: la presidenza del Senato o un ministero pesante (Interni o Esteri). La guida di Palazzo Madama è una delle poche caselle già a posto (Renato Schifani) così come quella di Montecitorio (Gianfranco Fini). Il ministero, con il blocco a 12-13 dicasteri, rischia di non saltare fuori. Per fare solo il senatore Formigoni non intende lasciare la guida del Pirellone. E poi il governatore è garanzia degli interessi che girano intorno a Forza Italia e Cl. Insomma, forse è più tattico lasciarlo dove sta. E questo apre la questione Lega che invece sulla regione ci aveva puntato e molto.
An non vuole essere da meno. A fronte di tanta agitazione, Alleanza Nazionale non vuole essere da meno. e Con Altero Matteoli invita la Lega ad "usare toni più civili" perché "noi pur non vantando ipoteche non accetteremo di essere secondi a nessuno". "Lasciamo lavorare Berlusconi" esortano Ignazio La Russa (Difesa?) e Maurizio Gasparri (capogruppo Pdl al Senato). Tutti parlano e si aggiungono anche Alessandra Mussolini ("vogliamo pari dignità"), Raffaele Lombardo ("Ci sarà un ministro siciliano") e Gianfranco Rotondi ("Normale che ci sia un nostro rappresentante al governo") che già parla di "conseguenze politiche".
Dopo due giorni di malumori nel Pdl, Massimo D’Alema ritiene opportuno intervenire per mettere il dito sulla piaga. "Gli italiani, prima o poi, più prima che poi, si renderanno conto di aver scelto un governo pesantemente condizionato dalla Lega Nord, una forza che, per scelta, rappresenta solo una parte del Paese, sebbene molto importante" dice il ministro degli Esteri a un comizio a Viterbo dove è al ballottaggio l’amico Ugo Sposetti. "Non credo – aggiunge – che questa prospettiva desti in loro delle preoccupazioni, anche se Berlusconi tenti in tutti i modi di nascondere la realtà".
Intanto l’Udc sceglie di non scegliere: il partito lascerà la massima libertà di voto ai suoi elettori nei ballottaggi per il Comune e la Provincia di Roma. Chi sperava in un appoggio esplicito per mettere al sicuro una buona quota di preferenze dei centristi dovrà dunque rassegnarsi. Il successo più ambito è ovviamente quello al Campidoglio e mentre Francesco Rutelli si prepara ad incassare il sostegno dei socialisti, a Gianni Alemanno arrivano segnali contradditori dalla Destra di Francesco Storace, che detta le sue condizioni per fornire il suo appoggio.
Per sostenere Alemanno, la Destra ha posto delle condizioni. "Siamo disponibili a sostenere la battaglia contro la sinistra – ha detto Francesco Storace – ma vogliamo essere liberi di esprimerci attraverso il nostro simbolo per appoggiare il candidato contro Rutelli. Se no vuol dire che ci vogliono nascondere". "Non possono pretendere – ha aggiunto – che rimaniamo nascosti promettendoci come controparte degli assessorati".
Domani la decisione dei socialisti. Voci contrastanti dai socialisti: nel pomeriggio l’appoggio a Rutelli per il Comune e a Zingaretti per la Provincia pareva deciso, in serata arriva un piccolo dietrofront. La scelta, ha comunicato il responsabile nazionale dell’organizzazione del Partito socialista, Rapisardo Antinucci, sarà presa solamente domani.