Adesso nella maggioranza si fa la conta: il pallottoliere screma fedelissimi e simpatizzanti, ostili e traditori. La lettera dei 50 parlamentari promossa da Italo Bocchino in appoggio al “compagno” Fini, che formalizzava la richiesta di chiarimenti al premier su attacchi e intimidazioni al presidente della Camera, certifica nero su bianco il numero di deputati a disposizione di Fini nell’eventualità di uno strappo con Berlusconi.
E Bocchino sembra il più motivato a non far cadere la questione. Invoca «il volo delle colombe per ricucire uno strappo più profondo di quanto sia stato in passato» tra Fini e Berlusconi, ma tra i berluscones il suo profilo viene percepito piuttosto come quello del falco che ambisce al posto di coordinatore del partito al posto del troppo morbido La Russa.
Ora il Giornale propone una verifica di quei numeri, fornendo un elenco dettagliato della truppa di ufficiali e soldati semplici pronti ad ubbidire a Fini, sia ala camera che al Senato.
Scontate le defezioni eccellenti – Ignazio La Russa e Maurizio Gasparri su tutti – per il Giornale scommette su un drappello risicato prontoa imbarcarsi in qualcosa di nuovo fuori dell’orbita berlusconiana.
Su 276 deputati del Popolo della Libertà eletti alla Camera, 83 sono in quota An di cui 29 i finiani doc: oltre a Bocchino e all’avvocato Giulia Bongiorno, iscritti al club ristretto ci sono tra gli altri Granata, Urso, Barbareschi, Lamorte, Perina e Souad Sbai.
Tra i 146 senatori il numero degli esponenti ex An è di 47: 12 i finiani, tra i quali Berselli, Gramazio, Delogu, Nespoli e Viespoli. Poi c’è l’outsider Della Vedova, ex radicale di Forza Italia che appoggia la svolta finiana.