Il Corriere della Sera pubblica un editoriale di Massimo Franco sul discorso pronunciato da Berlusconi alla Camera intitolato ”Sorpresa positiva”. Lo riportiamo di seguito:
”Silvio Berlusconi sta tentando la metamorfosi più difficile: quella di parlare non più solo alla propria maggioranza, ma all’intero Parlamento. La prova generale si è avuta ieri col suo discorso alla Camera. E l’abilità a presentarsi con toni e temi studiatamente ecumenici ha provocato applausi ed apprensione, entrambi trasversali. In quattordici anni, il Cavaliere ha plasmato la propria coalizione, ed in parallelo l’opposizione. C’è da chiedersi dunque quali contraccolpi potrà avere il passaggio da un profilo angoloso, di parte, ad una silhouette quasi concava. Per il momento, si avverte soprattutto l’inquietudine del Pd, incalzato da minoranze antiberlusconiane che temono il contagio del dialogo. Eppure, in qualche misura il percorso è obbligato.
Lo hanno tracciato le offerte di intesa fatte da Walter Veltroni al nuovo presidente del Consiglio prima e dopo la caduta del governo di Romano Prodi. Lo rafforzano differenze sul programma sfumate, e comunque minori rispetto al passato. Ma soprattutto, la sconfitta restituisce un Pd orfano di strategia e con una leadership bisognosa di trovare sponde, se non stampelle. E Berlusconi è pronto ad offrirgliele con calcolata generosità . Il modo ossessivo in cui ieri ha ripetuto il verbo «crescere » sembrava un esorcismo contro una situazione da raddrizzare rapidamente. Il premier sa di avere dietro gran parte del Paese. Ma indovina anche un’attesa di soluzioni tangibili, che presto potrebbe rivelarsi a doppio taglio. Per il centrodestra, fare in fretta è un imperativo: sebbene la fretta non suggerisca soluzioni lungimiranti. E godere di un sostegno più ampio di quello della maggioranza diventa un modo per condividere oneri altrimenti schiaccianti.
Berlusconi non spera nel voto a favore del Pd. Gli basta evitare una contrapposizione quotidiana che renderebbe disperata un’impresa già ardua. Ma il muro contro muro non è inevitabile né scontato. Il centrosinistra appare frastornato, eppure consapevole di non poter tornare alla ricetta facile e suicida di un antiberlusconismo fine a se stesso: tanto più nel momento in cui perfino gli avversari più irriducibili del Cavaliere si scoprono a fare distinzioni fra «Berlusconi» e «berlusconismo». Si tratta di una piccola crepa nelle vecchie certezze. Finora, il giudizio liquidatorio sul leader del centrodestra non prevedeva sottigliezze e concessioni. Adesso, invece, almeno in linea di principio, si lascia uno spiraglio per scongiurare altre tensioni pregiudiziali. Veltroni deve sfidare e battere il retaggio pluriennale della sinistra. Ma anche Berlusconi è chiamato a combattere: in primo luogo con se stesso.
Per lui, dimostrare che punta davvero a riforme condivise significa aiutare chi all’opposizione scommette su una nuova fase; e sconfiggere quanti, nei due schieramenti, continuano a ritenere più comodo lo scontro. Si tratta di rimettere in discussione la propria identità . Per il Cavaliere sembra tutto più facile, avendo appena vinto. Ma la sua metamorfosi potrà favorire quella degli avversari a patto che arrivi fino in fondo; e che consegni all’Italia un leader maturato, non inebriato dalla vittoria. In questo senso, la giornata di ieri è stata una sorpresa positiva”.
