Il Messaggero pubblica un commento di Marco Conti sulla situazione nel Caucaso dopo la missione di Sarkozy. Lo riportiamo di seguito:
”E’ ancora presto per poter definire un successo l’ iniziativa di Nicolas Sarkozy. Il documento messo a punto dalla presidenza di turno della Ue, che dovrebbe sancire la tregua tra russi e georgiani, continua infatti a fare la spola tra le due capitali e le correzioni apportate ieri sera da Tbilisi devono essere ancora accettate da Mosca.
Le operazioni militari dell’Armata Rossa continuano e difficilmente il premier russo Vladimir Putin accetterà quel ritorno allo stato antecedente al conflitto che comporterebbe il ritorno in Ossezia del sud di contingenti militari georgiani in operazioni di peacekeeping che ora i russi intendono gestire da soli.
Gli Stati Uniti hanno lasciato stavolta pieno campo all’Europa riconoscendosi di fatto parte in causa nella crisi, e il calendario ha aiutato l’Unione assegnando ad un paese forte e autorevole come la Francia il semestre di presidenza. Se a ciò si uniscono gli interessi che i francesi hanno sull’oleodotto che scorre a una manciata di chilometri da Gori, si comprende ancora meglio perchè Sarkozy e il suo ministro degli esteri Kouchner non abbiano perso tempo. L’Europa è in prima linea, quindi, e il ruolo viene riconosciuto da Mosca anche perchè la turnazione dei semestri ha favorito un paese, come la Francia, tra i meno allineati alla politica estera Usa. Ciò aiuta anche il governo Berlusconi a resistere alle pressioni americane che vorrebbero l’Italia in una posizione molto più filo-atlantica e critica nei confronti di Putin, leader che Berlusconi ha nuovamente ospitato in Sardegna subito dopo la vittoria elettorale.
Resta ora da vedere se e come Putin intenda aiutare l’iniziativa europea chiudendo rapidamente il conflitto. Il protrarsi della tensione non aiuta di certo Bruxelles a mantenere una posizione unitaria e il fatto che ieri molti dei leader della nuova Europa siano scesi in piazza a Tbilisi con Saakashvili, lo dimostra. Tutto il blocco dei paesi europei che appartenevano all’ex Patto di Varsavia sono infatti in prima linea contro la Russia e ciò spinge Mosca a considerare l’allargamento ad Est dell’Unione europea e della Nato non come elemento di stabilizzazione dell’area, ma come fattore ostile.
La richiesta americana di sospendere la Russia dalla partecipazione ai principali forum internazionali come il G8 ufficializza l’imbarazzo dell’ attuale governo italiano che ha di fatto assunto la presidenza del G8 dopo il Giappone e che ha in programma per l’autunno un vertice italo-russo a Mosca. Sarebbe comunque paradossale se dovesse toccare proprio a Berlusconi non spedire l’invito per luglio del prossimo anno all’amico Putin al vertice della Maddalena.
Gli Stati Uniti non intendono abbandonare a se stesso il governo di Saakashvili e ieri la Rice lo ha ripetuto più volte, difendendo in questo modo anche la linea seguita dall’amministrazione americana, gestita da quella manciata di consiglieri militari Usa che da qualche anno vivono a Tbilisi, e duramente criticata oggi sulla stampa americana da molti analisti. Resta però difficile non contestare duramente il diritto che Mosca intende arrogarsi di difendere militarmente i diritti delle minoranze russe sparse con diversa consistenza in molti paesi dell’ex impero sovietico. Compresi i paesi baltici, l’Ucraina e la Moldavia”.