La Russa esegeta di Berlusconi: a Fini non ha detto “fraintendimento”, si dovranno chiarire, ci vuole confronto, leggi processo

La fine politica di Gianfranco Fini appare evidente il giorno dopo la telefonata con Silvio Berlusconi. Uno dei “colonnelli” della ex An, il ministro della Difesa Ignazio La Russa, ha messo i piedi nel piatto e ha voluto chiarire bene i concetti. Tra Berlusconi e Fini, ha spiegato,  “è ovvio che non è solo un fraintendimento, né Berlusconi l’ha detto. Serve un confronto e ci saranno incontri tra Berlusconi e Fini per discutere di questioni politiche”.

Il sapore è un po’ staliniano, preannuncia un processo politico in stile comintern e indica anche, nell’atteggiamento e nelle parole, dove stiano gli uomini che una volta erano di Fini.

Dice La Russa: “Ci sono opinioni del presidente Fini che non sempre sono condivise totalmente dal Pdl o da una parte del Popolo della libertà, anche da parte della classe dirigente. Queste questioni politiche meritano un luogo dove essere confrontate anche all’interno del partito”

Anche se Berlusconi ha definito “cordiale” la telefonata di mercoledì sera con Fini, al di là della cordialità il dato che a La Russa “è sembrato rilevante è che si siano individuati i luoghi e i momenti per affrontare e confrontare posizioni politiche che meritano appunto approfondimento”.

Colpa della fretta se non lo si è capito bene:  “Una serie di agenzie necessariamente sintetiche, perché le dichiarazioni di Berlusconi arrivavano pochi minuti prima del telegiornale, ha rimesso in alto mare questo concetto semplice e ha fatto pensareche da parte del presidente Berlusconi tutto fosse considerato solo un fraintendimento. È ovvio che non è solo un fraintendimento né Berlusconi l’ha detto. Secondo me, servono più occasioni per confrontarsi all’interno del Pdl, come tutti vogliamo. Ci saranno gli incontri tra Berlusconi e Fini” e, conclude sinistramente La Russa,  “non per finire a tarallucci e vino”.

A quanto sembra Berlusconi ieri era preoccupato di non calcare la mano contro Fini, che giovedì deve intervenire alla festa dei giovani del Pdl, dopo che mercoledì aveva parlato Berlusconi. Poi si è reso conto di avere esagerato nella cortesia. A La Russa il compito di mettere le cose in chiaro: le sue parole non lasciano spazio a molti dubbi. Quel che pensa e dice Fini non coincide con il sentire del partito.

Sul tema è intervenuto anche Italo Bocchino, che all’inizio della settimana aveva chiesto il licenziamento del direttore del Giornale, Vittorio Feltri, reo di avere attaccato Fini. Anche se la boutade di Bocchino appariva appunto tale, Feltri non gliela ha fatta passare e lo ha contrattaccato. Forse reso sobrio dalla randellata, Bocchino ha rilasciato una dichiarazione ecumenica, buonista e anche forse un po’ troppo ottimista:  “Il Pdl ha pochi mesi di vita ed è un grande partito rappresentativo di circa il 40% degli italiani. In una realtà così grande ed ancora in fase di costruzione può anche accadere che ci sia bisogno di discutere: é in quest’ottica che va letto il rapporto tra Berlusconi e Fini, con l’ auspicio che sia sempre teso alla crescita comune di un partito liberale di massa”, cosa che è una contraddizione in termini, perché un partito di massa non può essere liberale.

Un richiamo al rispetto dell’ortodossia viene anche da fuori del Pdl, da Roberto Cota, presidente dei deputati della Lega: “Con Fini è giusto parlarsi e noi abbiamo il massimo rispetto per il suo ruolo. Questa maggioranza, però, ha sempre avuto due caratteristiche: la compattezza e una politica chiara e proprio per questo ha il consenso della gente”. Alla faccia. Però anche queste parole hanno un cattivo suono per Fini.

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