Il Corriere della Sera pubblica un commento di Antonio Ferrari sulla guerra in Ossezia e le Olimpiadi intitolato ”Dei dell’Olimpo, fate luce in Ossezia!”. Lo riportiamo di seguito:
”Non è una certezza, ma almeno ci eravamo abituati ad alimentare la speranza. La tregua olimpica, infatti, è diventata da tempo un’istituzione, richiamandosi all’iniziativa di re Ifito di Elide, che nell’antichità propose ai belligeranti di far tacere le armi per consentire ai giovani migliori di misurarsi lealmente in una grande competizione sportiva ad Olimpia.
All’inizio del terzo millenio non ci si faceva troppe illusioni di poter sospendere le guerre, ma almeno fino ad Atene 2004 qualcuno ci aveva seriamente provato. Ora, nell’afosa Pechino, dove tutto è perfettamente organizzato, dove vince la forza d’urto delle masse irregimentate, a segnalarci il primo passo indietro è stata la sfilata durante la cerimonia di apertura, di fronte a molti potenti della Terra. Contrariamente a quanto avvenne ad Atene, le due Coree hanno deciso di presentarsi separate, annullando l’ottimismo maturato nel passato. Un piccolo velenoso segnale, che molti hanno finto di ignorare.
Tuttavia, mentre Vladimir Putin salutava gli atleti russi, nell’Ossezia, i suoi soldati erano impegnati a combattere contro quelli della Georgia. Battaglia sanguinosa, con migliaia tra morti e feriti, e decine di migliaia di profughi. Nell’era tecnologica, mentre piovevano sui siti internet le fotografie degli atleti impegnati nelle prime gare, mentre ci giungeva la smorfia di disappunto del nostro ciclista Rebellin, bruciato allo sprint da uno spagnolo, ecco che parallelamente si materializzavano le immagini drammatiche della nuova tragedia. Non da un teatro di guerra tradizionale, come Afghanistan, Iraq o Palestina, ma da una minuscola regione che chiede autonomia, e che ha un nome a molti sconosciuto.
Quel nome, Ossezia, almeno nella nostra lingua sembra avere un significato crudele e sinistro. Sappiamo bene che dietro questa nuova guerra- perché ormai tutti la chiamano guerra-, vi sono interessi giganteschi, lotte sotterranee tra grandi potenze, scorribande affaristiche, creazione di nuove alleanze. Ma ci si consenta di manifestare l’angoscia di fronte all’insensibilità del mondo e al cinismo di una tecnologia sempre più raffinata. Come si può gioire per una medaglia d’oro o d’argento, se accanto alla foto di un trionfo lo spietato computer ci porta in casa la foto di un bambino ammazzato, di una casa distrutta, di soldati chiamati ad eseguire l’ordine di uccidere? Dei dell’Olimpo, per favore, fate luce”!