di Saverio
Il governo vuole prendere le impronte ai rom, compresi i minori. L´Unicef protesta. Inizio ricordando che le impronte lo Stato le ha sempre prese ai cittadini maschi alla visita di leva, che si faceva l´anno della maggiore età. Se uno compiva gli anni dopo la visita, allora lo Stato gli prendeva le impronte quando era minorenne. Eppure l´Unicef non protestava. E´ chiaro che i nomadi vanno monitorati più degli altri perché, tendendo a spostarsi e vivendo in campi, risulta più difficile sapere dove trovarli in caso di bisogno. La domanda è se per questo sia necessario prendere le impronte. Io credo che questo debba essere fatto a quei nomadi che risultano senza documenti, la cui presenza sul territorio non è registrata, a quei minori che non risultano iscritti presso l´anagrafe e/o non vanno a scuola. Questo perché lo Stato DEVE sapere chi c´è in Italia e chi ha titolo per rimanerci. Le impronte digitali sono necessarie per evitare squallidi giochini da parte di nomadi che dichiarano dieci identità diverse ogni volta che vengono fermati, tanto documenti non ne hanno. Solo così si può essere certi della loro identità. E prendere gli opportuni provvedimenti ogni volta che un nomade minore ruba, dopo che era stato già sorpreso per la quinta volta a chiedere l´elemosina. Così che questo minore possa essere arrestato o allontanato dalla famiglia senza che ci prendano in giro dicendo che era la prima volta. D´altro canto, nessuna schedatura di quei nomadi che hanno documenti, che sono registrati presso qualche ufficio, che hanno titolo per restare in Italia e che mandano i figli a scuola. Se rispettano la legge non c´è bisogno di prendere impronte. Un’ultima stoccata all´Unione europea: se Commissione e Parlamento non la piantano di difendere i rom a prescindere o di accusare il governo democraticamente eletto di razzismo, che si apra una crisi ufficiale con l’Unione europea. Che quando fa delle correttezze politiche un dogma dà il peggio di sé.