Un processo lampo, durato un solo giorno, e Samantha Orobator, cittadina britannica di 20 anni, è stata condannata all’ergastolo. È accaduto a Vientiane, capitale del paese asiatico. La donna è stata riconosciuta colpevole di spaccio di eroina e il suo avanzato stato di gravidanza è valso a salvarle la vita in un paese in cui il traffico di droga è punito con la pena capitale.
La Orobator, secondo il vice presidente della corte Chanthaly Duangvilai, si è dichiarata colpevole e avrebbe anche fatto i nomi di alcuni suoi complici. Il tutto, in un processo in cui la ragazza non ha neppure avuto diritto a un difensore.
Per la donna, a questo punto, la speranza è l’estradizione. Fatto tutt’altro che certo, dal momento che, l’accordo siglato tra Laos e Regno Unito che le consentirebbe di scontare la pena nel paese di provenienza, non è ancora ufficialmente in vigore.
Samantha è in prigione da agosto 2008; il suo caso, però, è diventato di pubblico dominio nell’ultimo mese, grazie alla pressione dell’organizzazione “British legal charity Reprieve”. Il rischio della fucilazione e il fatto che la donna sia rimasta incinta durante la prigionia hanno contribuito a far crescere l’interesse intorno alla sua storia, specialmente dopo che le autorità del Laos l’hanno accusata di essersi inseminata artificialmente durante la prigionia per evitare la condanna a morte.
E sulla gravidanza di Samantha il mistero è fitto. Secondo la polizia del Laos, infatti la donna avrebbe dichiarato inizialmente di essere rimasta incinta prima dell’incarcerazione. Circostanza, smentita, però dalle analisi fatte in prigione. La madre della Orobator, poi, nega l’ipotesi di uno stupro durante la detenzione.
*Scuola superiore Giornalismo Luiss