I turisti si dividono tra quelli che viaggiano a caso, in cerca di una località per le vacanze e quelli che scelgono la loro meta ponderatamente. Tra questi ultimi ci sono i curiosi, i morbosi, quelli che hanno scelto l’Aquila e le sue macerie come sede di villeggiatura.
Il terremoto attrae insomma e c’è chi vuole immortalare da vicino i palazzi distrutti dal sisma, i ponti sconnessi e le case con le crepe a vista.
I viaggiatori che vengono a visitare L’Aquila in questa estate torrida di solito prenotano per due o tre giorni e risollevano il bilancio in rosso della provincia alla voce turismo.
Il bilancio sembra meno disastroso rispetto alle aspettative catastrofiche degli albergatori, ma la zona rossa attrae solo il 20 % di “morbosi”, almeno secondo la testimonianza di Silvana che lavora nella reception dell’hotel San Michele, nel centro della città: «Vengono per curiosità dall’Italia e anche dall’Europa, in particolare da Germania e Olanda. In molti, dopo aver fatto il “giro turistico”, vanno via sconvolti, con le lacrime agli occhi».
Alcuni già temono che il boom di turisti fra le macerie possa trasformare la tragedia del terremoto in una nuova Pompei, ma con le persone vive e vegete che ancora abitano nel capoluogo abruzzese.
L’assessore provinciale al Turismo, Teresa Nannarone, sembra però piuttosto fiduciosa: «Non c’è stata un’assenza generalizzata e totale dei turisti. Temevamo il peggio e la situazione meno “tragica”, invece, dà speranza per il futuro. Puntiamo sul turismo invernale e sportivo, pronti già a rilanciare forte il prodotto L’Aquila, con pacchetti promozionali e l’aiuto della Regione, sul mercato della prossima estate».
