Estate senza pace per i monumenti italiani, presi d’assalto da lavoratori che si battono per evitare licenziamenti e tagli ai salari.
A pochi giorni dalla fine della protesta delle guardie giurate al Colosseo, infatti, ora tocca a uno dei simboli di Napoli, il Maschio Angioino.
Quattro operai sono saliti sulla torre centrale del castello partenopeo e minacciano di darsi fuoco e di lanciarsi di sotto se non otterranno nuovamente un contratto di lavoro all’interno del termovalorizzatore di Acerra.
I lavoratori, licenziati il 1 agosto, insieme ad un’altra trentina di persone dalla Elettra, società che gestisce momentaneamente l’impianto di incenerimento dei rifiuti, hanno lasciato il presidio davanti al termovalorizzatore, dove da oltre 15 giorni stavano attuando uno sciopero della fame, per protestare a Napoli.
Quattro degli otto operai licenziati sono saliti sulla torre del Maschio Angioino, mentre altri quattro stanno effettuando un volantinaggio nei pressi del monumento.
«Rivogliamo il nostro lavoro. Nessuno, in questi giorni, ci ha prestato attenzione. Siamo disperati e disposti a tutto, anche a lanciarci di sotto».
Prima di scalare il Maschio Angioino gli operai hanno anche tentato la via dell’appello al presidente del Consiglio Silvio Berlusconi, testimone, secondo i lavoratori,« della professionalità mostrata».