LE PAROLE DI SOFRI E QUELLE DI LA RUSSA

di Silvano

Adriano Sofri, ex leader di Lotta Continua, con un articolo comparso sul Foglio sostiene che l’assassinio del commissario Calabresi non è stato terrorismo, ma semmai fu «l’azione di qualcuno che, disperando della giustizia pubblica e confidando sul sentimento proprio, volle vendicare le vittime di una violenza torbida e cieca». Insomma, una chiara e limpida autoassoluzione, da parte di chi, per quel delitto è stato condannato come mandante a 22 anni di carcere. Alcuni suoi amici sono naturalmente d’accordo. Gad Lerner trova addirittura «paradossale che si voglia additare tigna o superbia nel suo bisogno di ricostruire la verità storica. La storia di quegli anni non è fatta di bianco o nero, di torti e ragioni scolpite nel marmo. È giusto che se ne parli, e che Adriano mantenga la sua libertà intellettuale». Nulla da eccepire, per carità, ognuno è libero di dire e di pensare quello che vuole. Però poi non lamentiamoci se il ministro La Russa e il sindaco di Roma continuano ancora oggi predicare che anche i militari della Nembo dell’esercito della Rsi «soggettivamente e dal loro punto di vista» combatterono credendo nella difesa della patria, e che vanno quindi rispettati e ricordati insieme agli altri italiani morti per difendere il nostro Paese. E chissà poi perché Sofri a distanza di così tanto tempo è voluto ritornare sull’argomento: ma una vera pace sociale nel nostro Paese non ci sarà mai?

Published by
admin