Violento attacco del Vaticano al presidente della Camera, Gianfranco Fini. Sulle leggi razziali, scrive il quotidiano della Santa sede, l’ex ministro degli Esteri «sorprende e amareggia». Le parole di Fini, che dell’ideologia del Ventennio è uno degli eredi, sempre secondo l’Osservatore romano, dimostrano «approssimazione storica e meschino opportunismo politico».
«Di certo – rileva il giornale vaticano – sorprende e amareggia il fatto che uno degli eredi politici del fascismo, che dell’infamia delle leggi razziali fu unico responsabile e dal quale pure da tempo egli vuole lodevolmente prendere le distanze, chiami ora in causa la Chiesa cattolica. Dimostrando approssimazione storica e meschino opportunismo politico».
La terza carica dello Stato mercoledì, in occasione dei 70 anni dell’introduzione delle leggi razziali in Italia da parte del fascismo, aveva parlato delle responsabilità di Mussolini e anche della scarsa opposizione della Chiesa cattolica all’infamia dei provvedimenti contro gli ebrei.
Nella nota del quotidiano della Santa Sede non firmata e dedicata alla vicenda si legge ancora: «Politici, storici e media sono intervenuti per correggere o sostenere le affermazioni di Fini. Non è vero che la Chiesa italiana non si oppose alle leggi razziali del 1938, ha puntualizzato subito Radio Vaticana, intervistando due autorevoli contemporaneisti che hanno dedicato importanti studi al periodo in questione: Francesco Malgeri, dell’università di Roma La Sapienza, e Andrea Riccardi, dell’università di Roma Tre».
Quindi si ricordano altri titoli di giornale: «I silenzi di un Paese intero titola oggi in prima pagina il Corriere della Sera un dettagliato articolo del vicedirettore Pierluigi Battista che mostra come intellettuali, senatori e antifascisti tacquero quasi tutti».
«Come italiano, come democratico e come cristiano sono commosso e grato al presidente della Camera per il convegno sulle leggi razziali di ieri», ha commentato invece il deputato del Pd, Giovanni Bachelet. «Trovo sorprendente – aggiunge Bachelet – che, in proposito, le uniche rimostranze siano arrivate non da gruppi neonazisti, bensì da qualche amico e collega più papista del Papa. Questi amici non ricordano Giovanni Paolo II, la sua richiesta di perdono per l’antisemitismo cattolico nel grande Giubileo del 2000, il suo bigliettino infilato quello stesso anno nel Muro del Pianto a Gerusalemme; e forse – conclude – neppure conoscono il nome dell’allieva di Husserl che fra il 1998 e il 1999 Giovanni Paolo II ha proclamato santa e compatrona d’Europa», cioè Edith Stein, di cui Bachelet ricorda la lettera a Pio XI in cui invocava un’intervento contro le leggi razziali promulgate in Germania.
