Sono in corso in Libano le votazioni per le elezioni politiche. Gli elettori sono tre milioni e il loro voto tiene molti col fiato sospeso, inclusa Israele, dove si teme, in caso di vittoria di Hedzbollah, anche la guerra.
Secondo diversi analisti, il risultato si giocherà’ sul filo di lana: basta una manciata di voti per spostare l’ago della bilancia verso Occidente, con la vittoria della maggioranza uscente guidata dal giovane leader filo-occidentale Saad Hariri, o verso Oriente, se invece emergerà dalle urne un vantaggio per il movimento Hezbollah, sostenuto da Siria e Iran.
In ballo vi sono i 128 seggi del Parlamento, che sono rigorosamente assegnati dalla Costituzione libanese, per quanto riguarda i gruppi religiosi: 64 spettano ai cristiani e 64 ai musulmani.
Beirut appare oggi, domeniuca 7 giugno, più blindata che mai. E anche il resto del Libano è’ presidiato da 50 mila tra soldati e poliziotti che tentano di evitare l’esplosione di scontri e violenze, in un angolo di Medio Oriente segnato da un’aspra rivalità tra fazioni politico-religiose.
Il ministro dell’Interno, Ziad Baroud, dopo il sequestro di decine di documenti falsi in tutto il Paese ha avvertito che non saranno tollerati brogli.
“Qualsiasi maggioranza dovesse uscire dalle urne sarà molto esigua”, ha riferito Paul Salem, direttore del Carnegie Middle East Centre di Beirut, “il Paese rimarrà diviso quasi in parti politicamente uguali”.
Il complesso sistema di bilanciamento dei poteri in vigore in Libano prevede che le cariche più alte dello Stato siano distribuite in base alle principali confessioni religiose. Il presidente è un cristiano maronita, il primo ministro un musulmano sunnita, mentre il presidente del Parlamento un musulmano sciita.
Il maggiore “rischio” per l’Occidente è una vittoria dell”Alleanza dell’8 marzo’, formata dagli sciiti di Hezbollah, dal movimento di Amal e dai cristiani guidati dall’ex Capo di Stato maggiore, Michel Aoun. L’Alleanza dell’8 marzo al governo, secondo i critici più pessimisti, potrebbe fare del Paese una repubblica islamica condizionata da Iran e Siria. Ipotesi, tuttavia smentita dal movimento Hezbollah che si è detto disponibile, in caso di vittoria, a formare un governo di unità nazionale.
Gli Stati Uniti, proprio per l’incertezza sull’esito del voto, hanno fatto sapere di voler attendere il verdetto delle urne prima di pronunciarsi. Comunque vadano le cose, l’importanza che il Libano ha nella regione non consentirà che lo si abbandoni al proprio destino, come è avvenuto con Gaza dopo la presa del potere da parte di Hamas.
