È salito a 18 morti, tra cui sette soldati libanesi, e più di venti feriti il bilancio provvisorio dell’attentato dinamitardo avvenuto mercoledì mattina a Tripoli, 90 km a nord di Beirut. Lo affermano fonti della Crocerossa libanese citate dalla tv panaraba al-Jazira. Secondo le prime ricostruzioni, alle 8.00 locali (le 7.00 in Italia) è esploso nell’affollata via delle Banche, nel centro cittadino, un ordigno di circa 20 kg di tritolo, sistemato in uno zaino posto sul marciapiede accanto a una delle fermate degli autobus. L’esplosione ha investito un mezzo pubblico parcheggiato di fronte alla filiale della "Bank of Beirut", diretto verso la capitale e sul quale stavano salendo alcuni soldati dell’esercito libanese.
ANCHE UNA BAMBINA TRA LE VITTIME – Secondo testimoni oculari citati dalla tv di Stato "TeleLibano", tra le vittime civili ci sarebbe anche una bambina di cinque anni. Tripoli, principale porto settentrionale del Libano, è teatro da settimane di periodici e violenti scontri tra miliziani sunniti e loro rivali alawiti in due quartieri della periferia orientale. Circa due settimane fa, l’esercito è stato schierato in forze tra i due rioni ricevendo l’ordine di rispondere al fuoco. L’estate scorsa, l’esercito libanese ha perso 170 suoi soldati nella sanguinosa battaglia, durata tre mesi e mezzo, contro miliziani integralisti asserragliati nel campo profughi di Nahr al-Bared, pochi km a nord di Tripoli.
LA CONDANNA DI SULEIMAN – Il presidente libanese Michel Suleiman ha condannato come un «crimine terroristico» l’attentato, affermando che «l’esercito e le forze di sicurezza non si arrenderanno al terrorismo». In un comunicato diffuso dal palazzo presidenziale, Suleiman ha esortato alla «riconciliazione tra i libanesi e all’unità contro il terrorismo, che favorisce il nemico israeliano». Suleiman è oggi in partenza per Damasco, per la sua prima visita ufficiale in Siria da quando è stato eletto presidente il 25 maggio scorso.
