Almeno quindici persone sono rimaste uccise nelle ultime ore in tre diversi scontri a fuoco a est e a sud di Beirut tra miliziani dell’opposizione guidata dal movimento sciita filoiraniano Hezbollah e sostenitori della maggioranza filogovernativa. Lo ha riferito stamattina la tv panaraba al-Jazira.
L’emittente ha precisato che sette persone sarebbero morte in scontri avvenuti stamani all’alba ad Aley, circa 20 km a est della capitale, tra milizie sciite di Hezbollah e seguaci del Partito socialista progressista (Psp) guidato dal leader druso filogovernativo. Altri combattimenti si sono registrati nella notte a Sidone (40 km a sud di Beirut), dove due persone sarebbero rimaste uccise, e nel porto settentrionale di Tripoli (90 km a nord della capitale), dove seguaci dell’opposizione guidata da Hezbollah si sono scontrati con attivisti della maggioranza, sostenuta dagli Stati Uniti e dall’Arabia Saudita.
Altre sei persone sono rimaste uccise e altre venti ferite da uomini armati durante i funerali a Beirut di un civile sunnita, ucciso in combattimenti nell’ovest della capitale libanese. «L’ospedale Makassed ha ricevuto i cadaveri di sei persone uccise durante i funerali a Tarik Jadideh, nell’ovest di Beirut», ha precisato un responsabile della struttura, vicino al cimitero in cui si svolgevano i funerali, «Sei feriti si trovano in condizioni molto critiche». Secondo un fotografo, centinaia di abitanti di Tarik Jadideh si sono riuniti vicino al cimitero, mentre uomini armati si trovavano sempre nei paraggi. L’esercito era schierato tra le due parti.
Se questo bilancio dovesse esser confermato, salirebbe ad almeno 29 il numero totale delle persone uccise dall’inizio degli scontri, due giorni fa. «Un sanguinoso colpo di Stato», che punta a rafforzare l’influenza di Siria e Iran in Libano: il governo di Fuad Siniora ha definito così gli scontri che, a Beirut, hanno visto protagonisti i miliziani del movimento di opposizione Hezbollah. «Il sanguinoso colpo di Stato in corso – si legge in una nota diffusa ieri pomeriggio, al termine di una riunione di emergenza dell’esecutivo – mira al ritorno della Siria in Libano e a estendere l’influenza dell’Iran verso il Mediterraneo». Soprattutto dopo la fine della guerra civile nel 1990, Damasco ha esercitato un ruolo cruciale nelle vicende libanesi. Iniziati mercoledì, i combattimenti hanno causato almeno 15 morti.
Principale forza di opposizione, radicato soprattutto nelle regioni del sud, Hezbollah è considerato il referente in Libano della Siria. Il movimento guidato da Hassan Nasrallah conterebbe d’altra parte anche sul sostegno dell’Iran, un Paese a maggioranza sciita. Le violenze di Beirut sono iniziate con una grande manifestazione indetta dai sindacati contro il carovita e le politiche salariali del governo Siniora, al potere dal 2006 anche grazie al sostegno dei principali Paesi occidentali. La nuova crisi libanese suscita preoccupazione a livello internazionale. «Pieno sostegno» a Siniora è stato espresso dall’Alto commissario Ue per la politica estera e di sicurezza, Javier Solana. Appoggio al governo di Beirut e alla maggioranza parlamentare filo-occidentale è venuto anche dal segretario di Stato americano, Condoleezza Rice.
Il ministro degli Esteri, Franco Frattini, ha annunciato che «coloro che vogliono lasciare l’area centrale di Beirut possono farlo e avranno un ponte nazionale». E ieri, in serata, sono intervenuti anche gli Stati Uniti che si sono detti «molto preoccupati» per le azioni di Hezbollah ed hanno ammonito ancora una volta Siria e Iran a non interferire negli affari interni del Paese dei Cedri. In questo contesto, «esortiamo Iran e Siria a mettere fine al loro sostegno ad Hezbollah e al loro effetto destabilizzante sul governo libanese», ha aggiunto Johndroe, ribadendo che «gli Stati Uniti sono a fianco del popolo e del governo libanesi». Sullo stesso piano il segretario di Stato americano Condoleezza Rice che ha dichiarato che il partito sciita Hezbollah, sostenuto da Siria e Iran, è responsabile dell’uccisione e del ferimento di civili innocenti in Libano. Secondo Rice, il movimento sciita sta «cercando di proteggere il suo Stato all’interno di uno Stato».
L’Iran respinge però le accuse dell’Occidente di ingerenza insieme alla Siria nella crisi libanese e sostiene che la responsabilità dell’escalation di violenza sono tutte di Stati Uniti e Israele, secondo quanto riferiscono i media di Teheran. Il portavoce del ministero degli Esteri, Mohammed Ali Hosseini, ha sottolineato che Teheran è impegnata per la riconciliazione tra parti avverse: la causa principale degli scontri recenti a Beirut, ha detto, è «l’ingerenza avventuriera» di Washington e Israele. E l’appoggio iraniano a Hezbollah, ha aggiunto, è strettamente di natura politica e spirituale
